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martedì 30 dicembre 2008
Leggo dai giornali che il figlio dell'on.Antonio Di Pietro si è dimesso dal partito IDV. Ma è un partito l'IDV? Mi sembra più una cosa familiare, è come se uno dicesse: "ciao papà vado a vivere da solo". Invece no, il padre ha preso la cosa molto seriamente. Probabilmente riunirà gli organi nazionali e provinciali dell'IDV vale a dire: lui la moglie e il figlio dimissionario e insieme decideranno il destino di questo grande partito. Pazienza oggi la politica italiana è fatta anche di queste miserie.
lunedì 29 dicembre 2008
La televisione oggi da' molto rilievo ai bombardamenti israeliani su Gaza con tutte le vittime che essi provocano. In effetti sono molto pesanti e provocano anche vittime innocenti. Ci sono però anche vittime che non sono innocenti. I capi di Hamas che hanno rotto la tregua e che hanno come loro obiettivo politico la distruzione di Israele, qualche responsabilità ce l'hanno; anche verso i loro concittadini innocenti che muoiono sotto le bombe israeliane. Come al solito i "cattivi" sono solo gli israeliani, quelli di Hamas sono sempre e solo le vittime! Un così sfacciato manicheismo non aiuta né la verità né la pace.
mercoledì 30 luglio 2008
Lo scemo di guerra
Negli anni del dopoguerra, a S.Eufemia della Fonte, mio paese natale, viveva un tale che assomigliava perfettamente a Maurizio Gasparri. quello che si vede ogni sera durante il TG delle 20; parlava anche come lui, cioé a vanvera; mia madre mi raccomandava sempre di non stare ad ascoltarlo perché a causa della guerra era diventato scemo: era lo scemo di guerra.
Le torri di S.Polo sono state costruite nel decennio 80-90 periodo durante il quale sono stato assessore all'edilizia economico popolare, che si concentrava quasi tutta a S.Polo, quartiere che venne costruito per larga parte proprio in quel decennio. Le due torri che si vorrebbero demolire furono le ultime ad essere costruite, progettate dal prof. Benevolo. Essendo edilizia pubblica finanziata dai fondi dello Stato, gli alloggi vennero destinati per legge ai cittadini più bisognosi secondo graduatorie compilate dopo i consueti bandi pubblici.Non fu possibile scegliere gli inquilini e questo fatto determinò sin da subito un certo tasso di disagio sociale. Ora non conosco lo stato del disagio presente nelle due torri in questione, credo però che non sia con la demolizione che si risolveranno i problemi di disagio e di convivenza nel quartiere di S.Polo. Infatti quando ci si riferisce al disagio sociale bisognerebbe capire di che si tratta: c'é un disagio dovuto alla povertà degli inquilini che tuttavia rimane, qualunque sia il posto dove li si trasferisca, c'é un disagio dovuto alla microcriminalità o alla delinquenza organizzata e questa va perseguita non demolendo le case! C'é un disagio dovuto alla convivenza tra cittadini bresciani ed extracomunitari, ma, questa non può essere la ragione per demolire due complessi edilizi di tale importanza. Intendo dire che qualunque siano le cause del disagio sociale vanno combattute per quel che sono. Il degrado edilizio e funzionale degli edifici si risolve di norma con della manutenzione periodica o straordinaria. Probabilmente in questo sono mancati sia il Comune che l'Aler. Demolire invece che manutenere mi sembra una scelta molto sbrigativa; oltretutto la demolizione cambierebbe radicalmente l'impianto urbanistico del quartiere. Se è questo che si vuole, sarebbe bene che venisse illustrato adeguatamente qual'è il disegno urbanistico che si vuole realizzare. Il quartiere di S.polo è stato ed è un importante esempio di pianificazione urbanistica realizzata dal Comune, uno dei pochi nella storia urbanistica dell'Italia moderna; E' ben vero che suscitò, anche durante la sua realizzazione, critiche da parte dei detrattori della scelta comunale, che d'altronde ebbe sempre il consenso maggioritario del Consiglio comunale. Ora procedere alla demolizione di due torri, caratteristiche dell'impianto urbanistico del quartiere, mi sembra che si voglia riallarciarsi al vecchio pregiudizio antisanpolo. Ritengo invece che conservare la memoria di questa pianificazione urbanistica sia molto importante, qualunque amministrazione dovrebbe farsi carico di non cancellare dalla storia della città le realizzazioni più significative di precedenti generazioni di amministratori. Questa furia demolitrice, non mi sembra appartenere alla tradizione della nostra città, sembra più una furia iconoclasta da "nuovi barbari".
Lunedì 28 Luglio 2008, ore 19.
Lunedì 28 Luglio 2008, ore 19.
lunedì 16 giugno 2008
Mi ha fatto piacere trovare questa lettera di Cesare Trebeschi, che pubblico per rendere testimo nianza ad un giusto.
Brescia, 9 giugno 2008
Al Direttore di Avvenire
MILANO
CESTINO DI BOFFO (Milano)
lettere@avvenire.it
a proposito di sintonia
Sarò ingenuo – caro Direttore - agli ultraottantenni càpita: ma oso credere di non essere stato il solo a leggere con disagio su Avvenire il comunicato sulla speciale sintonia tra l’Italia e gli obiettivi morali della Chiesa; oso anzi sperare che anche per Lei sia stato motivo di disagio trascrivere questa affermazione, non senza specifico riferimento alla sacralità della famiglia e della persona.
Intendiamoci: il Papa non aveva certo bisogno dell’approvazione di Avvenire – e tanto meno della mia! – per ricevere con tutti gli onori, i picchetti ed i palafrenieri il Presidente del Governo italiano, a riprova del rispetto della Chiesa per la laicità dell’impegno politico; ancor meno potrebbe scandalizzare l’averlo incontrato come un vecchio amico: vecchio, il cavaliere è certamente, avendo felicemente superato l’età nella quale la lex Sulpicia vorrebbe sexagenarios de ponte sulpicio deicere, e amico è l’appellativo che Gesù rivolse anche a Giuda (amico, con un bacio tradisci il tuo Maestro).
D’altra parte, il Papa non è il Vicario del Battista, che con voce resa rauca dall’umidità del carcere gridava non licet tibi, proprio a te che governi, non è lecito l’adulterio; è Vicario di Gesù, che a costo di sorprendere i suoi apostoli non esitava ad incontrare al pozzo di Sichem la donna di cinque mariti, e in fondo il Cavaliere si è accontentato di due mogli, raccattata una alla fermata del tramvai – si premura egli stesso di informarne tutti gli italiani nella sua autoagiografia elettorale - e sorpresa piacevolmente l’altra mentre recitava al teatro Manzoni.
Il problema non è questo: si devono rispettare le opinioni, ammoniva il nostro poeta dialettale, e comunque il rispettare il diritto - sancito da una legge e da un referendum - di dare il benservito ad una moglie sposata per abbaglio, o più banalmente per sbaglio; il problema, sul quale anche Avvenire ha versato e versa instancabilmente fiumi d’inchiostro, è filologico: cosa intende il cavaliere, e cosa intende il giornale dei Vescovi, per sacralità della famiglia? Se c’è sintonia, i lettori possono ritenere che siate d’accordo sulla sacralità del divorzio e della schedatura razzista?
D’altra parte Manzoni, caro Direttore, non è stato soltanto di buon auspicio per commedie cavalleresche; è stato un buon lavandaio della lingua patria, e ben ci potrebbe spiegare il significato delle parole: valore, sacralità, famiglia, sintonia
*
Mi consenta (opportune, importune …) di dirLe che il problema si affaccia per me in un momento particolare: ho trovato il suo giornale – che da tre generazioni cerco di considerare anche mio - al ritorno da un pellegrinaggio a Mauthausen, dove due nipotini, dopo la prima Comunione, volevano sapere dove e perché è morto il papà del nonno. Dove, non c’è molto da vedere: a Gusen il formo crematorio è circondato da villette con finestre impudicamente aperte proprio verso il camino; ed a Mauthausen, lapidi scolorite dicono che lì, e negli altri lager e gulag sparsi nella civilissima Europa che rivendica radici cristiane, sono stati immolati come le dodici tribù dell’Apocalisse, a decine e decine di migliaia, persone, ridotte a numeri senza nome.
Perché? Potevo, per educato quieto vivere, non dire che molti milioni sono morti soltanto perché ebrei, molti soltanto perché zingari, molti, come il nonno - come Massimiliano Kolbe, Teresio Olivelli, Franz Jaegerstaetter, Dietrich Bonhoeffer, Giovanni Palatucci, Marcel Gallo, … - soltanto perchè cristiani incapaci di sintonizzarsi?
cesare trebeschi, Brescia
cesare.trebeschi@virgilio.it
Brescia, 9 giugno 2008
Al Direttore di Avvenire
MILANO
CESTINO DI BOFFO (Milano)
lettere@avvenire.it
a proposito di sintonia
Sarò ingenuo – caro Direttore - agli ultraottantenni càpita: ma oso credere di non essere stato il solo a leggere con disagio su Avvenire il comunicato sulla speciale sintonia tra l’Italia e gli obiettivi morali della Chiesa; oso anzi sperare che anche per Lei sia stato motivo di disagio trascrivere questa affermazione, non senza specifico riferimento alla sacralità della famiglia e della persona.
Intendiamoci: il Papa non aveva certo bisogno dell’approvazione di Avvenire – e tanto meno della mia! – per ricevere con tutti gli onori, i picchetti ed i palafrenieri il Presidente del Governo italiano, a riprova del rispetto della Chiesa per la laicità dell’impegno politico; ancor meno potrebbe scandalizzare l’averlo incontrato come un vecchio amico: vecchio, il cavaliere è certamente, avendo felicemente superato l’età nella quale la lex Sulpicia vorrebbe sexagenarios de ponte sulpicio deicere, e amico è l’appellativo che Gesù rivolse anche a Giuda (amico, con un bacio tradisci il tuo Maestro).
D’altra parte, il Papa non è il Vicario del Battista, che con voce resa rauca dall’umidità del carcere gridava non licet tibi, proprio a te che governi, non è lecito l’adulterio; è Vicario di Gesù, che a costo di sorprendere i suoi apostoli non esitava ad incontrare al pozzo di Sichem la donna di cinque mariti, e in fondo il Cavaliere si è accontentato di due mogli, raccattata una alla fermata del tramvai – si premura egli stesso di informarne tutti gli italiani nella sua autoagiografia elettorale - e sorpresa piacevolmente l’altra mentre recitava al teatro Manzoni.
Il problema non è questo: si devono rispettare le opinioni, ammoniva il nostro poeta dialettale, e comunque il rispettare il diritto - sancito da una legge e da un referendum - di dare il benservito ad una moglie sposata per abbaglio, o più banalmente per sbaglio; il problema, sul quale anche Avvenire ha versato e versa instancabilmente fiumi d’inchiostro, è filologico: cosa intende il cavaliere, e cosa intende il giornale dei Vescovi, per sacralità della famiglia? Se c’è sintonia, i lettori possono ritenere che siate d’accordo sulla sacralità del divorzio e della schedatura razzista?
D’altra parte Manzoni, caro Direttore, non è stato soltanto di buon auspicio per commedie cavalleresche; è stato un buon lavandaio della lingua patria, e ben ci potrebbe spiegare il significato delle parole: valore, sacralità, famiglia, sintonia
*
Mi consenta (opportune, importune …) di dirLe che il problema si affaccia per me in un momento particolare: ho trovato il suo giornale – che da tre generazioni cerco di considerare anche mio - al ritorno da un pellegrinaggio a Mauthausen, dove due nipotini, dopo la prima Comunione, volevano sapere dove e perché è morto il papà del nonno. Dove, non c’è molto da vedere: a Gusen il formo crematorio è circondato da villette con finestre impudicamente aperte proprio verso il camino; ed a Mauthausen, lapidi scolorite dicono che lì, e negli altri lager e gulag sparsi nella civilissima Europa che rivendica radici cristiane, sono stati immolati come le dodici tribù dell’Apocalisse, a decine e decine di migliaia, persone, ridotte a numeri senza nome.
Perché? Potevo, per educato quieto vivere, non dire che molti milioni sono morti soltanto perché ebrei, molti soltanto perché zingari, molti, come il nonno - come Massimiliano Kolbe, Teresio Olivelli, Franz Jaegerstaetter, Dietrich Bonhoeffer, Giovanni Palatucci, Marcel Gallo, … - soltanto perchè cristiani incapaci di sintonizzarsi?
cesare trebeschi, Brescia
cesare.trebeschi@virgilio.it
mercoledì 28 maggio 2008
Una poesia d'attualità
Prima di tutto (Bertolt Brecht 1932)
Prima di tutto vennero a
prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero
a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi
vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi
niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e
non c'era rimasto nessuno a protestare.
Prima di tutto vennero a
prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero
a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi
vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi
niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e
non c'era rimasto nessuno a protestare.
domenica 25 maggio 2008
Un regalo gradito
Oggi i miei familiari mi hanno regalato una guida turistica della Palestina. Poiché il prossimo mese di giugno ho in programma un viaggio in Israele, il regalo mi ha fatto molto piacere.
Avevo desiderato di fare questo viaggio insieme con mio figlio Michele, ho atteso un po' affinché mio figlio si decidesse a richiedere il passaporto, siccome non s'é ancora deciso, farò il viaggio con un gruppo organizzato dalla diocesi di Brescia. Un pellegrinaggio insomma, in Terra Santa; a me interessa soprattutto Israele e gli ebrei che vi abitano, spero di riuscire a conoscere qualcosa di nuovo che i giornali e i libri non ci raccontano. Vedremo!
Avevo desiderato di fare questo viaggio insieme con mio figlio Michele, ho atteso un po' affinché mio figlio si decidesse a richiedere il passaporto, siccome non s'é ancora deciso, farò il viaggio con un gruppo organizzato dalla diocesi di Brescia. Un pellegrinaggio insomma, in Terra Santa; a me interessa soprattutto Israele e gli ebrei che vi abitano, spero di riuscire a conoscere qualcosa di nuovo che i giornali e i libri non ci raccontano. Vedremo!
lunedì 19 maggio 2008
Compleanno
Domani, 20 maggio, è il mio compleanno, i miei familiari mi faranno gli auguri, come di consueto!
Nel calendario liturgico della chiesa cattolica è il giorno di S.Bernardino, un frate francescano famoso per le sue prediche, e le sue invettive contro gli ebrei. Oggigiorno sono in pochi a ricordarsi di lui, meglio così.
Nel calendario liturgico della chiesa cattolica è il giorno di S.Bernardino, un frate francescano famoso per le sue prediche, e le sue invettive contro gli ebrei. Oggigiorno sono in pochi a ricordarsi di lui, meglio così.
domenica 18 maggio 2008
La prova
Ho voluto provare anch'io l'emozione di creare un blog, ora che l'ho impostato non so cosa scrivere, più avanti penso che mi verrà qualche idea.
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