Le Storie della Bibbia

LE STORIE DELLA BIBBIA

giovedì 13 ottobre 2011

Il coraggio dei don Abbondio governativi

Domani, in occasione dell'ennesimo voto di fiducia al governo Berlusconi, i vari frondisti del PdL e della Lega (Scaiola, Pisanu Maroni e altri) avrebbero l'occasione per dimostrare agli italiani che sono davvero dei leader politici, tanto da mettere al di sopra di ogni altra considerazione le sorti dell'Italia. Dovrebbero quindi non votare la fiducia facendo cadere il governo. Del quale continuano a dire che è inadeguato, che occorre discontinuità ecc. ecc. Ma questo gesto non lo compiranno, tutti si accoderanno come pecore, accampando scuse inverosimili, dietro ai loro padroni: Bossi e Berlusconi. Perché fra i tanti danni provocati da questo ventennio di predominio leghista e berlusconiano c'è anche quello di aver portato alla ribalta politica una classe dirigente di pavidi, pusillanimi, opportunisti, arruffoni, affaristi quando non sono assai di peggio, che sono incapaci di decisioni autonome e coraggiose. Infatti se non fossero così non saremmo nella situazione di sfacelo nella quale siamo. Con buona pace di chi attende dalla Lega gesti di rottura, e da Berlusconi un passo indietro, aspettiamoci soltanto un ennesimo voto di fiducia giusto per tirare a campare e rovinare l'Italia per sempre.

domenica 9 ottobre 2011

Ancora su Mino Martinazzoli

E’ trascorso poco più di un mese dalla morte di Mino Martinazzoli, pensando a lui e agli ultimi anni della sua vita, durante i quali non si è mai risparmiato e non si è mai negato alle occasioni di far conoscere il suo pensiero sui più svariati argomenti che gli venivano sottoposti in pubblici dibattiti, sento l’obbligo di ricordare il tratto di fondo del suo modo di essere “uomo di cultura”. Credo che Mino, sin da quando l’ho ascoltato le prime volte, abbia coltivato fino ai suoi ultimi giorni, il gusto della “cultura alta” propria della tradizione umanistica occidentale. La tradizione giudaico-cristiana e ellenistica che lui apprese sicuramente nel Liceo e nell’Università italiana, da lui frequentati prima dell’avvento della cultura di massa, una tradizione severa, rigorosa, elitaria se si vuole, ma mai di basso profilo e che egli coltivò, io credo, per tutto il tempo del suo impegno politico e professionale, dà ragione del fascino che esercitava il suo linguaggio, la cura nella scelta delle parole, la persuasione dei suoi ragionamenti, in breve egli è stato uno degli ultimi intellettuali di una tradizione classica ormai tramontata. Chi gli è stato amico, coloro che più di me l’hanno frequentato avranno avuto modo anche di cogliere dal vivo, nel momento stesso in cui si formavano, le sue idee e i suoi giudizi sugli uomini, sulla storia sulle vicende umane. Coloro che l’hanno ascoltato solo in pubblici dibattiti coglievano immediatamente lo spessore della sua classicità attraverso il quale erano filtrate le sue riflessioni, i suoi giudizi, le sue talvolta feroci stilettate. Egli, diede il meglio di sé con l’esempio di uomo politico colto, attento e sensibile ai cambiamenti, rigoroso nei giudizi, severo con se stesso prima che con gli altri, di grande onestà intellettuale e morale, in una parola un grande intellettuale. Il superstite di una tradizione culturale classica ed elitaria della quale non si può che rimpiangere il tramonto e forse la fine. E’ questo il Martinazzoli che viene celebrato più volentieri .