Le Storie della Bibbia

LE STORIE DELLA BIBBIA

lunedì 16 giugno 2008

Mi ha fatto piacere trovare questa lettera di Cesare Trebeschi, che pubblico per rendere testimo nianza ad un giusto.

Brescia, 9 giugno 2008
Al Direttore di Avvenire
MILANO
CESTINO DI BOFFO (Milano)
lettere@avvenire.it
a proposito di sintonia

Sarò ingenuo – caro Direttore - agli ultraottantenni càpita: ma oso credere di non essere stato il solo a leggere con disagio su Avvenire il comunicato sulla speciale sintonia tra l’Italia e gli obiettivi morali della Chiesa; oso anzi sperare che anche per Lei sia stato motivo di disagio trascrivere questa affermazione, non senza specifico riferimento alla sacralità della famiglia e della persona.
Intendiamoci: il Papa non aveva certo bisogno dell’approvazione di Avvenire – e tanto meno della mia! – per ricevere con tutti gli onori, i picchetti ed i palafrenieri il Presidente del Governo italiano, a riprova del rispetto della Chiesa per la laicità dell’impegno politico; ancor meno potrebbe scandalizzare l’averlo incontrato come un vecchio amico: vecchio, il cavaliere è certamente, avendo felicemente superato l’età nella quale la lex Sulpicia vorrebbe sexagenarios de ponte sulpicio deicere, e amico è l’appellativo che Gesù rivolse anche a Giuda (amico, con un bacio tradisci il tuo Maestro).
D’altra parte, il Papa non è il Vicario del Battista, che con voce resa rauca dall’umidità del carcere gridava non licet tibi, proprio a te che governi, non è lecito l’adulterio; è Vicario di Gesù, che a costo di sorprendere i suoi apostoli non esitava ad incontrare al pozzo di Sichem la donna di cinque mariti, e in fondo il Cavaliere si è accontentato di due mogli, raccattata una alla fermata del tramvai – si premura egli stesso di informarne tutti gli italiani nella sua autoagiografia elettorale - e sorpresa piacevolmente l’altra mentre recitava al teatro Manzoni.
Il problema non è questo: si devono rispettare le opinioni, ammoniva il nostro poeta dialettale, e comunque il rispettare il diritto - sancito da una legge e da un referendum - di dare il benservito ad una moglie sposata per abbaglio, o più banalmente per sbaglio; il problema, sul quale anche Avvenire ha versato e versa instancabilmente fiumi d’inchiostro, è filologico: cosa intende il cavaliere, e cosa intende il giornale dei Vescovi, per sacralità della famiglia? Se c’è sintonia, i lettori possono ritenere che siate d’accordo sulla sacralità del divorzio e della schedatura razzista?
D’altra parte Manzoni, caro Direttore, non è stato soltanto di buon auspicio per commedie cavalleresche; è stato un buon lavandaio della lingua patria, e ben ci potrebbe spiegare il significato delle parole: valore, sacralità, famiglia, sintonia
*
Mi consenta (opportune, importune …) di dirLe che il problema si affaccia per me in un momento particolare: ho trovato il suo giornale – che da tre generazioni cerco di considerare anche mio - al ritorno da un pellegrinaggio a Mauthausen, dove due nipotini, dopo la prima Comunione, volevano sapere dove e perché è morto il papà del nonno. Dove, non c’è molto da vedere: a Gusen il formo crematorio è circondato da villette con finestre impudicamente aperte proprio verso il camino; ed a Mauthausen, lapidi scolorite dicono che lì, e negli altri lager e gulag sparsi nella civilissima Europa che rivendica radici cristiane, sono stati immolati come le dodici tribù dell’Apocalisse, a decine e decine di migliaia, persone, ridotte a numeri senza nome.
Perché? Potevo, per educato quieto vivere, non dire che molti milioni sono morti soltanto perché ebrei, molti soltanto perché zingari, molti, come il nonno - come Massimiliano Kolbe, Teresio Olivelli, Franz Jaegerstaetter, Dietrich Bonhoeffer, Giovanni Palatucci, Marcel Gallo, … - soltanto perchè cristiani incapaci di sintonizzarsi?

cesare trebeschi, Brescia
cesare.trebeschi@virgilio.it