Le Storie della Bibbia

LE STORIE DELLA BIBBIA

giovedì 25 novembre 2010

Emergenza rifiuti a Napoli

Il governo ha chiesto a tutte le regioni di accettare per un periodo di tre mesi e per una quantità limitata di rifiuti di aiutare Napoli e la Campania ad uscire dall'attuale situazione di emergenza.
Le tre regioni del nord: Piemonte, Lombardia e Veneto, due governate dai leghisti e una dal ciellino Formigoni, hanno risposto picche, accogliendo la linea della Lega secondo la quale l'immondizia di Napoli deve restare al sud. Da un punto di vista politico significa trattare il sud e Napoli in particolare come un altro paese non facente parte dell'Italia. E' la coerente traduzione in concreto del federalismo leghista che porterà alla distruzione dell'unità d'Italia. Se per ipotesi le tre regioni del nord fossero state governate da esponenti del PD come avrebbero risposto? Io credo che avrebbero risposto affermativamente alla richiesta del governo. Perché credo che il Pd sia un partito nazionale, che nella sua carta d'identità ci sia la volontà di affrontare con solidarietà i problemi di tutte le regioni d'Italia. Perché l' identità di un partito nazionale mette al primo posto l'unità della nazione, non solo nelle celebrazioni, ma, soprattutto - come nella temperie politica attuale - quando la stessa tenuta della società nazionale dà profondi segni di cedimento e quando forze politiche al governo del Paese hanno nei loro programmi e nelle loro azioni l'obiettivo di distruggere l'unità della nazione. Credo che gli esponenti politici del PD del nord, in particolare, dovrebbero riflettere sulla necessità di spiegare e convincere i cittadini che seguendo la politica della Lega si finirà col portare l'Italia alla rovina. Allora bisogna parlare, anche nei confronti dell'immondizia di Napoli, bisogna differenziarsi dalla Lega, non si può tacere per timore di perdere consensi, perché al PD nessun nuovo consenso verrà col silenzio.
E' ben vero che a Napoli ci sono state gravi colpe politiche anche della sinistra, che c'è la camorra ad impedire un regolare svolgimento della vita politica e sociale, ma non è pensabile che tutti i cittadini campani siano camorristi e disonesti, quella quota onesta e civile che sicuramente c'è, chi la deve aiutare se non un partito nazionale che deve mettere al primo posto della sua identità l'unità della nazione italiana. E' in momenti come gli attuali, quando affrontare controcorrente le gravi disfunzioni del nostro paese, quando le parole d'ordine e gli slogan sembrano essere gli unici argomenti che fanno leva sulle persone, è in questi frangenti che occore parlare all'intelligenza e al buon senso degli italiani. Credo che sia necessario cercare di riconquistare i consensi degli italiani parlando il linguaggio difficile e nuovo di un'Italia unita, dalla Sicilia al Friuli,
di un'Italia multietnica e multireligiosa riaffermando con coraggio quegli ideali della nostra Costituzione che ci hanno consentito di fare grande l'Italia. Restare in silenzio per timore di perdere i consensi che si hanno, o per timore di non essere capiti, significa non avere nessuna speranza in un'Italia migliore e diversa dall'attuale.

ALMENO L'ITAGLIANO, SALLO!.mpg

martedì 16 novembre 2010

Onore a padre Mario Toffari

Grazie alla paziente mediazione e al cuore generoso di padre Toffari, Rashid, Sajab, Jimi e Arun sono scesi dalla gru e posto fine a una lunga e dolorosa protesta che ha messo a nudo il vero problema politico che è all'origine della protesta e che troppi fingono di non conoscere. Ci sono molti lavoratori stranieri, presenti in Italia da qualche anno, che lavorano regolarmente e la legge nega loro il permesso di soggiorno. Avvantaggiando così il lavoro nero. Mentre i datori di lavoro che vorrebbero regolarizzarli non lo possono fare perchè una sciagurata legge leghista li considera clandestini e quindi da espellere. Questo è il problema politico che ha fatto nascere la protesta, che a molti è sembrata esagerata, illegale (si è fatto un gran parlare di legalità in questi giorni) ma, dal loro punto di vista, disperati come sono, è stata ritenuta legittima ed io l'ho condivisa e con me molti bresciani.
Ma torniamo a padre Toffari. Egli è stato il vero sindaco della città in tutta questa vicenda. Egli ha saputo interpretare al meglio il motto scolpito sul palazzo della Loggia a ricordo della storia e delle tradizioni della città: "Brixia Fidelis Fidei e Iustitiae... "Fedele nella Fede e nella Giustizia.
Non così Paroli che ancora ieri ha parlato di "profonda ferita nei confronti della città". Egli è stato del tutto incapace di una parola distensiva e di comprensione per quei poveracci sulla gru, non ha fatto altro che lanciare proclami di guerra e poi eclissarsi. Il vero clandestino di questa città è proprio lui. In vero non ha molto brillato nemmeno l'opposizione, la domenica in cui si è svolta la manifestazione di solidarietà non ho visto nessun consigliere comunale nel corteo. Né ho sentito alcuno che abbia dato al problema sollevato dagli occupanti la gru il giusto spessore politico, vale dire: la necessità di contrastare e cambiare le leggi che impediscono a chi lavora di essere regolarizzato. Anzi la legge li accusa di un reato: la clandestinità che del Diritto è una aberrazione.
Infatti dichiarare una persona clandestina equivale a negare la sua esistenza. I nostri rappresentanti in consiglio hanno seguito quello che mi è sembrato essere l'atteggiamento complessivo della cittadinanza, che va dalla aperta opposizione alla protesta; un'opposizione condita di luoghi comuni verso gli stranieri e soprattutto di insulti e di disprezzo.
Quell'opposizione che trova nei leghisti i loro campioni e i loro ispiratori. La maggior parte dei cittadini ha vissuto la storia con una sorta di indifferenza rassegnata, come se tutti gli stranieri che vivono nella nostra città, e sono tanti, fossero di un altro pianeta. Ecco, i consiglieri di opposizione mi pare si siano accodati a questo opaco e ottuso sentire, fatto di paure e di discriminazioni. Mi sembra che abbia avuto più importanza il timore di perdere consensi più che battersi contro un'ingiustizia.Eppure nella nostra città ci sono ancora cittadini che hanno testa e cuore - da non confondere con gli estremisti anarcoidi che pure ci sono stati in tutta la vicenda - e che vorrebbero che si capisse finalmente che il nostro futuro, quello dei nostri figli sopratutto, è inevitabilmente segnato dalla presenza di cittadini di altre etnie e di altre religioni ed è con loro che vanno realizzate le nuove modalità di un convivere civile e rispettoso. La classe politica che si suole definire classe dirigente e che vuol essere alternativa al leghismo, dovrebbe guidare il cambiamento, fornire ai cittadini le idee forti, la necessaria base culturale a comprendere il difficile presente, è il loro compito, altrimenti facciano qualcos'altro.
Si diceva della legalità, usata continuamente dalla Narcisa che occupa le stanze della prefettura, la quale non ha fatto altro che specchiarsi nella faccia beffarda del suo padrone di Roma. Evidentemente con tutti i suoi nomi, ha qualche problema a identificarsi con se stessa.
E così la legalità, il rispetto delle leggi è diventato il tema dominante di tutti quelli che si sono occupati della vicenda. In un Paese dove l'illegalità è pane quotidiano, cominciando dal capo del governo, alla sua cricca, dalla malavita organizzata agli evasori fiscali e via elencando, improvvisamente si è fatto credere (ai grulli che ci credono) che quei quattro poveracci sulla gru fossere gli unici illegali in un paese di onesti e probi cittadini! Ci sarebbe da piangere.
Questa vicenda non era una questione di ordine pubblico e di trasgressione della legge, così hanno voluto che diventasse il sindaco e la sua maggioranza. Essi hann fatto di tutto per circoscrivere la vicenda entro il perimetro dell'ordine pubblico da trattare con la forza, mentre è un problema politico come giustamente l'ha affrontato padre Toffari. Il bravo padre s'e ricordato dell'ammonimento di Pascal secondo il quale la forza della legge deve servire la giustizia, perché la forza senza giustizia è tirannica. In questa vicenda si è usata la legge del più forte per calpestare la giustizia, negando ai più deboli i loro diritti. E' questa la ferita inferta alla città.

domenica 7 novembre 2010

Sempre a proposito dei forestieri che sono tra noi

Vorrei fare solo due o tre citazioni a corollario della questione degli immigrati issati sulla gru del cantiere della metropolitana.
L'art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana recita così: " La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."
Ora chiedere al vice Rolfi di mettere in pratica questo articolo è cosa vana e tempo perso, ma, il signor sindaco, l'avv. Adriano Paroli, squisita persona dai modi garbati, questo articolo non lo ignora, eppure le sue dichiarazioni pubbliche su questa vicenda sono delle improvvide dichiarazioni di guerra contro gli immigrati e per il ruolo che ricopre è una gravissima colpa e un segno di mancanza di equilibrio civico.
Nel consiglio comunale e nella Giunta siedono persone che fanno vanto della loro appartenenza alla tradizione cattolica bresciana; e pur non frequentando le pubbliche manifestazioni di giubilo di questa maggioranza, mi immagino molti di loro molto ossequienti alle autorità religiose di Brescia. Ebbene mi permetto di ricordare loro che il Forestiero, nell'antico e nel nuovo Testamento ha un posto molto particolare e molte citazioni, ne ricordo solo alcune:
" Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto" (Es. 22,20) "Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio." (Lv. 19,33) Questo versetto del Levitico che risale secondo gli esegeti al IV-V sec. a.C. sembra scritto per noi oggi. Purtroppo la cultura dominante oggi nella nostra città fa del forestiero il nemico da combattere, da allontanare, da discriminare. Le pubbliche autorità fanno di tutto per impedire al forestiero di sentirsi a casa propria. Eppure molti bresciani in tempi per nostra fortuna passati sono stati forestieri in paesi stranieri.
Non voglio farla troppo lunga: credo che la tradizione cristiana della nostra città non possa più tollerare come vengono trattati i forestieri. E' un tradimento delle nostre radici e della nostra storia.

Solidarietà agli immigrati

Ieri pomeriggio ho partecipato al corteo nelle vie cittadine per manifestare a favore degli immigrati issati da una settimana sulla gru di piazzale Battisti. L'ho fatto per una testimonianza, una delle tante, silenziosa e composta, per far capire loro che in questa città non sono soli. Cosa chiedono questi disperati? Un permesso di soggiorno.
Il permesso di vivere e lavorare qui da noi. Mi pare incredibile che la nostra città resti insensibile a questa richiesta che io ritengo giusta perché garantita dall'art. 2 della nostra Costituzione. Per questa ragione mi sono molto stupito che nessuno dei consiglieri comunali dell'opposizione ( di mia conoscenza) abbia sentito il dovere di essere presente alla manifestazione. E' evidente che il problema degli immigrati non si presta a facili entusiasmi e soprattutto schierandosi dalla loro parte non si acquistano molti consensi. Tuttavia è proprio in questi frangenti quando i "diritti inviolabili dell'uomo" sono brutalmente calpestati ed irrisi che si capisce di che stoffa sono fatti coloro che vogliono essere alternativi alla giunta Paroli-Rolfi. Quando la politica si piega alla convenienza elettorale ha tradito la sua ragion d'essere. Mi dispiace che anche nella mia città prevalga questo costume e siano rimasti solo pochi valorosi sacerdoti a darci lezioni di civismo e di solidarietà.

mercoledì 1 settembre 2010

martedì 31 agosto 2010

Cosa dice il duce celtico-padano?

Oggi non ho ancora sfogliato i giornali, nemmeno quelli on-line quindi non conosco che cosa ha borbottato il duce celtico-padano a proposito dell'auspicio di Gheddafi affinché tutta l'europa diventi islamica. Loro questi leghisti del fischio ci vengono ogni giorno a propinare le loro stronzate e le loro ordinanze contro i quattro mussulmani che risiedono da noi per impedirgli di avere un luogo dove pregare e poi di fronte all'indecenza dei comportamenti della compagnia Berlusconi-Gheddafi, tacciono, non sanno più cosa dire. Dov'è l'ineffabile ministro Maroni che è sempre così compito quando illustra le misure da neonazista per cacciare gli zingari dai loro accampamenti? Ci vuole dire quanto ci costerà la pelosa amicizia di Gheddafi e ci vuole spiegare perché a Roma si regalano quintalate di Corano ( che nessuno leggerà probabilmente) e qui al nord si impedisce perfino una stanza per pregare? Eppure sono i leghisti che comandano in questo governo. Evidentemente far parte della combricola di governo o essere amici della cricca di Berlusconi ha il suo tornaconto: il federalismo naturalmente! Una volta le malefatte dei governanti avevano un altro nome.

Il meeting di Roma

E così dopo il meeting di Rimini dov'è passata in passerella tutta la destra nazionale: dai ministri ai banchieri ai finanzieri agli industriali, insomma tutto il popolo che conta, quello ricco e potente, quello che piace tanto alla lobby ciellina, benedetti e coccolati tutti dal cardinale patriarca, ebbene dopo Rimini la festa non poteva che concludersi con il meeting di Roma: attori principali Gheddafi e il suo amico Berlusconi. Roba da voltastomaco. La nostra Italia ridotta a palcoscenico per due giullari da avanspettacolo. Alla presenza naturalmente di ministri portaborse e tirapiedi vari.
L'area cattolica del PdL sembra che si sia un pochino scocciata, infatti il ringhioso mastino berlusconiano Maurizio Lupi, custode dell'ortodossia, che dispensa patenti di eresia a tutti quelli che criticano Berlusconi (vedi la rivista "comunista" Famiglia Cristiana), oggi ha scritto una letterina al giornale "La Stampa" nella quale senza mai nominare il suo padrone Berlusconi, dichiara che non gli sembra opportuno offrire ancora il palcoscenico a Gheddafi per le sue sparate perché "il contesto di relativismo"che le accoglie ne stravolge il senso. Capito bene? Il meschino si preoccupa del relativismo e non già delle pagliacciate che umiliano una nazione come l'Italia e indegne di un capo di governo. Altro che relativismo. Questi ciellini sono accecati dal potere, hanno perso ogni senso del pudore e della misura.

martedì 24 agosto 2010

Walter Veltroni ha scritto agli italiani

Oggi sul Corriere c'è una "appassionata" lettera di Veltroni agli italiani. Non sto a commentare le cose che scrive perché andrebbero bene con qualunque firma, anche di destra, mi permetto solo di contestare a Veltroni quello che lui considera un titolo per scrivere agli italiani. Il fatto cioè che alle ultime elezioni politiche coloro che hanno votato per il Pd hanno indicato sulla scheda il nome suo come presidente del Consiglio dei ministri. Già questa è una forzatura della Costituzione che piace tanto anche a Berlusconi. Tuttavia la cosa decisiva per il mio giudizio negativo è che lui le elezioni le ha perse. Gli riconosco il merito di essersi fatto da parte e penso che sarebbe meglio se continuasse a farlo. Nelle democrazie occidentali più mature della nostra, sappiamo che i leader sconfitti escono di scena. Veltroni quindi farebbe bene a fare altrettanto. Per il bene suo del PD e dell'Italia.

sabato 14 agosto 2010

Un grazie a Michele Serra

Ho letto con piacere "L'amaca" di Michele Serra su Repubblica di oggi - lo faccio ogni giorn0 - ma oggi ho particolarmente condiviso l'indignazione nei confronti della Lega e di tutte le cialtronate di Bossi e dei leghisti. " Ne abbiamo le tasche piene e siamo in tanti, siamo stufi di subire le prepotenze e le mattane di una minoranza che si è auto-nominata "Padania"e parla a nome di tutto il nord senza averne alcun diritto". Senza contare - aggiungo io - che costoro hanno incominciato con Roma ladrona per finire col tenere il sacco a tutti i ladroni d'Italia.
In occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, riappropriamoci della nostra identità di italiani. Michele Serra propone di portare ogni giorno, a partire dal primo gennaio 2011, sul proprio abito un segno tricolore (coccarda, distintivo, ecc.) io lo farò, anzi comincerò da subito, e spero che lo facciano in tanti specie qui al nord.
PS. Vorrei ricordare a chi mi legge che la lettura de "L'amaca" vale da sola il costo del quotidiano.

giovedì 6 maggio 2010

Il progresso umano nelle pubbliche relazioni

Tutti ricordano come finì l'incontro tra Lodovico (alias Frate Cristoforo) e un prepotente che non voleva lasciargli il passo. Manzoni racconta che dopo uno scambio di battute del tipo: " Nel mezzo vile meccanico; o ch'io t'insegno una volta come si tratta co' gentiluomini."
"Tu menti ch'io sia vile ."
" Tu menti ch'io abbia mentito"
E via di questo passo finché vennero alle spade e il prepotente si trovò infilzato con un'occhiello nel ventre. Morto ammazzato.
Nel dialogo tra D'Alema e Sallusti apparso in Tv nel programma di Ballarò, il Lodovico, nelle vesti di D'Alema, molto arrabbiato per essere stato apostrofato "vile meccanico" ha mandato a farsi fottere il prepotente Sallusti. Dal tempo descritto dal Manzoni, qualche progresso nei rapporti umani è stato fatto! Sallusti però meritava di peggio.
Ci sono persone che hanno un ghigno tale da attirare i pugni a due a due finché diventano dispari.
Sallusti e il suo direttore sono fra questi

Le scorie radioattive

L'uscita dal governo del ministro Scajola mi induce a riprendere la pubblicazione dei miei commenti alla politica.
L'ormai ex ministro è apparso in tv per annunciare le sue dimissioni dal governo e, con la consumata solennità di un attore di teatro che sta recitando il monologo dell'Amleto, ha detto: "Se si acclarerà che la casa che io abito a Roma è stata pagata da altri, io...etc.etc.". Guardi on. Scajola, in Italia lei è rimasto l'unico a non sapere ciò che tutti gli italiani di normale intelligenza, hanno capito benissimo, cioè: che la casa che lei ha abitato da ministro a Roma e che tuttavia ancora abita, è stata pagata da altri. Scommetterei che la sua comparsa in tv sia stata l'ultima, per un po' di tempo scomparirà dagli schermi televisi pubblici e privati; ora è diventato come una specie di scoria radioattiva, tutti sanno che ci sono ma, nessuno le vede.

venerdì 26 marzo 2010

Appello per le elezioni di domenica 28 marzo

Libertà e Giustizia ti esorta a votare.
Non sarà un articolo della costituzione sufficiente per convincerti,
e, probabilmente, nemmeno queste poche parole.
Non dovrai mai giustificarti con nessuno
nè sarai responsabile della tua assenza oggi.
Sei solamente tu, uomo del nostro tempo.
Eppure lo sai, oggi non si eleggono presidenti,
si decidono le regole che tu dovrai rispettare,
il modello di convivenza che dovrai subire.
Non nasconderti dietro al semplice disprezzo di chi comanda.
Lo so, questa società corrotta ti spaventa.
Si tratta, però, di decidere o di obbedire.
Potrai non crederci, ma tu vali il riscatto.
Non ingannarti, oggi dipende da te.

Libertà e Giustizia, di cui Gustavo Zagrebelsky è presidente onorario, invita soci e simpatizzanti a diffondere l'appello e a recarsi alle urne, domenica 28 e lunedì 29 marzo, con una copia della Costituzione in mano.


* Filippo Perlo e Marco Giraudo,
studenti del secondo anno di Giurisprudenza, università di Torino,
a nome dell'Ufficio di presidenza di LeG

PS - Io andrò a votare, mi porterò una copia della Costituzione e voterò per il PD.

martedì 16 marzo 2010

Dall'Osservatore Romano

IN MERITO ALLE IMMINENTI ELEZIONI REGIONALI il quotidiano della Santa Sede ha pubblicato un comunicato del Cardinale vicario Agostino Vallini.
Certamente in questo manifesto politico della Chiesa che tutti i cattolici dovrebbero far proprio nella loro attività quotidiana, è difficile che la candidata Bonino si possa riconoscere. A parer mio anche per la Polverini il programma le dovrebbe andare po' stretto. Non restano che le liste dei consiglieri: il PdL non c'é, e quindi le critiche dovrebbero essere rivolte al governo.I cattolici del PD lo condividono tutto, ma, nel PD - come nel resto d'Italia - non ci sono solo loro.La Lega con la sua politica xenofoba, qui proprio non si può riconoscere, anche se brandiscono il crocifisso. E poi nel Lazio non conta per la Regione. A chi è rivolto allora questo monito? All'UDC forse? Sarebbe un invito per pochi.

Ma leggiamolo:
"In questi giorni di campagna elettorale, segnata da un clima tutt’altro che sereno, qualche organo di stampa e privati cittadini si sono domandati perché “la Chiesa ufficiale nel Lazio non parla”, trattandosi di una competizione “anomala” rispetto al confronto tra i tradizionali schieramenti. La risposta più semplice è che forse non ce n’è bisogno, tanto sono chiare le posizioni. Ma un paio di considerazioni mette conto farle, a prescindere dal problema delle liste.

Anzitutto il rispetto che si deve ai cittadini, che non sono dei fanciulli spensierati, a cui si devono dispensare buoni consigli e ricordare di continuo i valori in gioco. Nel contesto di una crisi economica così grave che toglie la serenità a tante famiglie e getta nello sconforto gran parte dei giovani, tutt’altro che speranzosi per il loro futuro, le promesse elettorali riscuotono poca attenzione, perché purtroppo molto bassa è la fiducia verso la classe politica in generale. I pastori della Chiesa, che nell’esercizio del loro ministero incontrano la gente ogni giorno, e la comunità ecclesiale restano convinti che le parole che si ascoltano volentieri sono quelle confermate dalla testimonianza della vita e dall’impegno concreto e coerente.

Secondo. La società a cui aspiriamo che, nel rispetto delle regole democratiche e di chi non la pensa come noi, è impegnativo costruire e per la quale ci battiamo, ha un “chiodo fisso” a cui appendere tutto, che è la dignità della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e il suo sviluppo integrale, che – come insegna il papa – “riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione”. Dunque l’uomo considerato non solo nel suo essere terreno, ma nella prospettiva eterna, senza la quale “il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro”, perché “chiuso dentro la storia, esso è esposto al rischio di ridursi al solo incremento dell’avere” (Caritas in veritate, 11). Il progetto politico che sosteniamo considera diritti “irrinunciabili”, quanto al riconoscimento che all’esercizio effettivo, la libertà religiosa, la difesa della sacralità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, le libertà fondamentali della persona, la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, aperta alla maternità e paternità responsabile, la libertà educativa e di istruzione, il lavoro retribuito secondo giustizia, la cura della salute, l’apertura agli immigrati in un sistema di leggi che coniughi insieme accoglienza, legalità e sicurezza, la casa, la salvaguardia del creato. In una parola, il bene comune che è tale solo se assicura l’insieme delle condizioni di vita sociale grazie alle quali i cittadini possono conseguire il loro perfezionamento.

Questi diritti e valori umani e civili, i cittadini cristiani – per i quali la fede non è un sentimento elastico che si modella a piacimento e ad ogni circostanza ma la ragione di senso e il fine della vita – intendono sostenere anche con il proprio voto. Non è possibile dunque equiparare qualunquisticamente tutti i progetti politici, perché non tutti incarnano i valori in cui crediamo. Né si possono concedere deleghe di rappresentanza politica a chi persegue altro progetto politico, che ci è estraneo e che non condividiamo. E deploriamo ogni forma di propaganda elettorale, spacciata come sostenitrice della visione cattolica, ma che tale non è."

Ritratto del tiranno

Circola da qualche settimana in rete questo scritto di Elsa Morante; è veramente interessante per chi sa leggere! Lo inoltro per chi se lo fosse perso: "Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,ma,preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente a causa del suo stile enfatico e impudico.In Italia è diventato il capo del governo.Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile,e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...

lunedì 8 marzo 2010

L'appetito vien mangiando

Il quotidiano "Bresciaoggi" di ieri domenica, dava notizia delle spese di rappresentanza della giunta Paroli nei 18 mesi da quando è al potere a Brescia, le cifre sono state fornite dal PD e ammontano complessivamente a circa 50.000 euro (arrotondati) la maggior parte dei quali spesi nei ristoranti bresciani.
Il primato nello spendere e spandere appartiene al pantagruelico assessore Maione, il quale, evidentemente, per fare onore al suo cognome, che non è cognome da diete ipocaloriche, ha speso lui solo quasi 9.000 euro (arrotondati) quasi tutti ai ristoranti. Avere un cliente di tal fatta, per i ristoratori bresciani, è una vera fortuna. Uno che ha scambiato il Comune per il paese di cuccagna,
e che passa il suo tempo tra un ristorante e l'altro, non poteva che dedicarsi alla "politica per la famiglia", questa in sintesi è la delega che gli ha dato il sindaco Paroli. Ma lo sa almeno l'assessore Maione quali sono i redditi delle famiglie bresciane? Si rende conto che sprecare in quel modo il denaro delle famiglie bresciane è da cialtroni?
Questa è solo una piccola notizia rispetto alle più grandi e più gravi che si scoprono ogni giorno a livello nazionale. Essere indignati e diventare faziosi oggi è un dovere.

Non disturbare il tiranno

Mons. Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e responsabile degli affari giuridici della CEI, a proposito del decreto salva-liste del PdL, alla Radio Vaticana aveva dichiarato essere: "altamente scorretto cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto". La Cei, con un comunicato ufficiale l'ha prontamente smentito. Ora mons. Mogavero non solo ha espresso un'opinione politica condivisa da molti cattolici, ma, soprattutto ha affermato il principio che in materia opinabile com'è la politica non ci sono dogmi di fede ed ognuno è libero di pensare e di fare come meglio crede.
La CEI ufficiale smentendolo, non ha dato un segnale di prudenza, che pure è dalla chiesa considerata una virtù, ma, soltanto un segno di sudditanza al tiranno che governa oggi l'Italia. Amen

venerdì 5 marzo 2010

Il rambo lombardo

Lo chiamano il Governatore, è semplicemente il presidente uscente della Regione Lombardia.Come ha saputo che il suo listino non è stato ammesso per difetto di firme e di autentiche, si è presentanto ai giornalisti rambando con spavalda arroganza che le sue firme c'erano tutte e che le elezioni le avrebbe vinte a man bassa. Poi la Corte d'Appello ha confermato che le firme non andavan bene. Altra manifestazione di muscolosa protervia, stavolta grida al complotto, tutti avrebbero tramato contro di lui per impedirgli di governare per altri cinque anni la Lombardia.Evidentemente nella sua megalomane considerazione di sé, si sente governatore a vita, sicché questo inutile formalismo delle firme, viene a interrompere quel che lui considera un suo diritto divino! Eppure l'hanno capito tutti che il "pasticcio" a Milano come a Roma l'hanno combinato i suoi amici di partito e i suoi alleati. Datti una calmata Formigoni, la legge e le regole, ancorché calpestate e disattese ogni giorno dal tuo partito e dal tuo capo del governo, sono ancora vigenti e vanno rispettate.

mercoledì 3 marzo 2010

Pensieri attuali di S.Agostino

"Tolta la giustizia, che altro sono i regni della terra se non bande di delinquenti? E una banda di delinquenti, cos'altro è se non un piccolo regno?
Non sono forse, queste bande, associazioni di uomini comandati da un capobanda, legati a un patto sociale e che si dividono il bottino secondo una legge stabilita tra di loro e accettata?"
(Città di Dio IV 4)

giovedì 4 febbraio 2010

Lo stato di diritto

Quando il verdognolo Cota capo gruppo dei leghisti alla camera, compare in TV, deve innanzitutto assicurare i suoi elettori che loro sono i più bravi sempre e ovunque.
Da quando è costretto a far la parte del servo di Berlusconi, votando leggi che fanno venire il voltastomaco, tanto sono inique, lui le propina ai suoi ignoranti elettori come leggi che ripristrinano lo stato di diritto. Caro on. (mela) Cota lo stato di diritto c'è quando tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Te lo vuoi mettere bene in testa e vuoi metterlo nella testa vuota dei tuoi elettori?
Non ho nessun dubbio che stasera comparirà di nuovo in Tv a dire un'altra stupidaggine.
Si può cavar sangue dalle rape?

Berlusconi visita Betlemme

Il Capo del governo dopo aver visitato la grotta della Natività a Betlemme si è intrattenuto coi i frati francescani del vicino convento raccontando una delle sue barzellette. Eccola: Subito dopo la nascita di Gesù Giuseppe vede Maria molto triste e seria. Preoccupato le chiede: Maria perché sei triste? "Non è niente" risponde Maria "Non ti preoccupare". " Ma no Maria devi dirmi perché sei così triste". "Giuseppe ti dico che non è niente". Ma Giuseppe insiste e allora la madonna gli risponde: " Ormai è fatta, ma io preferivo una femminuccia". Risate dei frati. Ecco l'interpretazione del mistero dell'Annunciazione e della nascita di Gesù secondo il nostro capo del governo. Sarà per questo che è così benvoluto dal cardinale Bertone, Segretario di Stato Vaticano?

giovedì 28 gennaio 2010

I nuovi persecutori

Ieri abbiamo celebrato la Giornata della Memoria per ricordare la tragedia della Shoah,vale dire lo sterminio del popolo ebraico perpretato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Come si sa la persecuzione in Germania era incominciata proprio assaltando e bruciando i luoghi di culto degli ebrei: le sinagoghe. Poi è seguito tutto il resto, la cacciata dalla Germania e dagli altri territori del Reich e infine lo sterminio.
Su un giornale locale proprio ieri, insieme alla notizia delle celebrazioni organizzate a Brescia per la Giornata della Memoria, c'era anche un'altra curiosa notizia di questo tenore: il Movimento della Lega raccoglierà firme tra i cittadini per
«dire no alla costruzione di moschee e minareti sul nostro territorio». La raccolta avverrà passando porta a porta iniziando da un quartiere sud della città.Mi si dirà che accostare le due cose è una forzatura, eppure che la Lega trovi tutte le occasioni per diffondere la sua linea politica xenofoba e antimussulmana non è una forzatura, è la semplice constatazione di una verità che non fa onore all'Italia e ai bresciani e che i cittadini che hanno a cuore la civile convivenza voluta dalla nostra Costituzione, devono contrastare. Alcune forze politiche stanno discutendo se sia o no legale fare propaganda porta a porta, non è questo il punto.
"Ricordiamo il passato, confidiamo nel futuro" è un motto trovato fra gli oggetti ricordo del museo Yad Vashem a Gerusalemme. Confidiamo sicuramente nel futuro, ma teniamo gli occhi aperti sul presente che non è affatto sereno per la convivenza tra religioni e culture diverse, anzi è minacciato dalla protervia degli uni e dalla indifferenza di molti.

giovedì 14 gennaio 2010

La fine dell'idea socialista in Italia

Ieri sera ho ascoltato l'invettiva di Di Pietro contro Minzolini,
durante la trasmissione della Gruber, e nonostante la mia antipatia per
Di Pietro ero d'accordo su tutto quanto diceva di Craxi. Oggi su
Repubblica c'è un commento di Curzio Maltese a proposito del comizio di
Minzolini e lo accusa di essere diventato da forcaiolo di estrema
sinistra qual'era da giovane, a forcaiolo della destra più becera,
allora per lui ammazzare un fascista non era reato, ora con la stessa
logica, sostiene che rubare non è reato. Per nostra fortuna, commenta il
giornalista, il codice penale non è così elastico. Credo che difendere
Craxi oggi serva solo a coprire le malefatte di Berlusconi. Infatti
quando si indaga il passato lo si fa per capire e per interpretare il
presente. Il presente politico della nostra Italia, è un presente di
ladri e quindi si riabilita Bettino Craxi che fu condannato per
corruzione e si intascò personalmente e per i suoi familiari miliardi di
lire di tangenti. La maggioranza che ci governa se gli consacrerà
qualche via o qualche piazza è solo perché come Craxi si comporta con
eguale disprezzo della legge e ne è la legittima erede.

sabato 9 gennaio 2010

La rivolta degli schiavi

E così è accaduto. Dopo anni di brutale sfruttamento, lavorando tutto il giorno come schiavi, mal pagati, trattati peggio delle bestie ( i luoghi dove vivono li abbiamo visti tutti nelle immagini dei TG) disprezzati, derisi e fatti oggetto anche di sparatorie, gli schiavi africani si sono ribellati, e come ogni ribellione è stata violenta. Non poteva che essere così. Ora è in corso la "caccia al negro" come nelle migliori tradizioni razziste e schiaviste dell'America degli anni passati.
E il nostro ministro degli interni, non trova di meglio che recitare la solita litania leghista xenofoba che, essendo immigrati clandestini, sono quindi violenti. Si provi caro ministro a far fare alla sua smisurata intelligenza padana, un piccolo sforzo di comprensione, forse capirà che chi viene in italia a lavorare, ha diritto di essere pagato il giusto e trattato come una persona , invece quei poveri disgraziati di Rosarno sono sfruttati brutalmente dalle mafie calabresi e trattati peggio delle bestie. Questo è il problema signor ministro. E la clandestinità è solo una piccola parte del problema.E come avviene in Calabria, dove c'è il peggio, così accade in molte altre parti d'Italia, compresa la Lombardia.
Questa è l'Italia di oggi. Ma gli italiani non sono razzisti! Vero?
E Mario Balottelli, dopo gli insulti, gli hanno dato anche la multa.

mercoledì 6 gennaio 2010

L'Italia razzista

E la storia si ripete. Anche oggi, durante la partita Chievo - Inter, Mario Balottelli è stato fatto oggetto dei soliti ululati razzisti dei tifosi veronesi. E' già successo a Torino, i tifosi iuventini l'hanno insultato perfino a Bordeaux dove lui non c'era. E' successo in molti altri stadi. I giornalisti sportivi quando commentano la notizia nel dopopartita si ostinano a minimizzare l'accaduto dicendo che alla fine l'Italia non è razzista. Sbagliano, e se sono in buona fede sono ciechi e sordi. L'Italia è razzista, altrimenti non si spiegherebbe come mai un partito razzista come la Lega nord sia al potere in tutto il lombardo-veneto e sia larga parte del governo di Roma. Balottelli ha dichiarato che il pubblico veronese gli fa schifo. Che altro avrebbe dovuto dire? Chiedere scusa per il colore della sua pelle? Balottelli ha il solo torto di essere di pelle nera, invece per il sindaco leghista di Verona è colpa del suo carattere di ragazzo immaturo se viene insultato. Neanche una parola di condanna per l'accaduto. Questa è l'Italia di oggi, cioè razzista.

sabato 2 gennaio 2010

Anniversario della morte di Fausto Coppi



Cinquant'anni fa moriva Fausto Coppi, il Campionissimo.

Quel giorno due gennaio del '60 era una fredda giornata d'inverno, andai con un amico a sciare sul monte Guglielmo, ci recammo a Pezzaze con la Vespa, con due paia di sci e le pelli di foca. Non ricordo se arrivammo in cima, credo di no. Mi ricordo una grande fatica, un gran freddo e tanti ruzzoloni sulla neve ghiacciata. Arrivammo a casa che ormai era quasi buio, accesi la radio e appresi la notizia della morte di Coppi. La notizia così sorprendente mi colse così profondamente che, commosso, piansi senza ritegno. Coppi è stata la prima persona per la quale piansi la sua morte. Ero stato tifoso di Coppi fin da giovanissimo, possedevo alcune pubblicazioni che raccontavano le sue gesta, seguivo alla radio le sue imprese sportive, quando correva sulle strade bresciane lo andavo ad applaudire. Ricordo ancora oggi quel giorno con profonda tristezza.

Il saluto del Presidente Napolitano

Nel suo discorso di saluto a fine anno 2009, il Presidente ha esordito
parlando della crisi economica che ha contrassegnato l'anno che stava
per finire. Mi piace ricordare il brano che segue e le parole con le
quali conclude il periodo: "solidarietà umana, coesione sociale, unità
nazionale." Parole che il rancoroso Bossi ha definito : "melassa buonista".
Grazie Presidente per averci ricordato quali sono i compiti della
politica nell'Italia di oggi.

"Non posso tuttavia fare a meno di parlare del prezzo che da noi, in
Italia, si è pagato alla crisi e di quello che ancora si rischia di
pagare, specialmente in termini sociali e umani.

C'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne
stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza
industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e
medie imprese, che hanno subìto colpi non lievi; e a rischio, nel 2010,
è soprattutto l'occupazione. Si è fatto non poco per salvaguardare il
capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose anche nelle
aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di
protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i
lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati
e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la
tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto di quella
giovanile.

Vengono così in primo piano antiche contraddizioni, caratteristiche
dell'economia e della società italiana. Dissi da questi schermi un anno
fa: affrontiamo la crisi come grande prova e occasione per aprire al
Paese nuove prospettive di sviluppo, facendo i conti con le
insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo -
dalla crisi deve e può uscire un'Italia più giusta. Ebbene, questo è il
discorso che resta ancora interamente aperto, questo è l'impegno di
fondo che dobbiamo assumere insieme noi italiani.

Ma come riuscirvi? Guardando con coraggio alla realtà nei suoi aspetti
più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non
possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori:
solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale."