Le Storie della Bibbia

LE STORIE DELLA BIBBIA

lunedì 31 dicembre 2012

Riflessioni di fine anno

Nel chiudere il 2012 desidero porgere ai miei lettori l'augurio per l'anno nuovo e fare alcune riflessioni su quel che ci attende fra due mesi, vale a dire: il rinnovo del parlamento nazionale.
Sarà la terza volta che gli italiani sono chiamati ad eleggere il parlamento italiano con il sistema elettorale detto "porcellum" . Un sistema che, non solo nega agli elettori il diritto di scegliere i propri candidati ma, soprattutto, attribuisce un premio di maggioranza alla coalizione vincente qualunque sia il risultato della coalizione. Quest'ultimo aspetto è il vero pericolo per la democrazia parlamentare. Analizzando i risultati delle due precedenti elezioni del 2006 e 2008 sarà più chiaro il concetto di pericolo per la democrazia.

Nel 2006 si presentarono alla Camera due coalizioni: Una guidata da Prodi formata da 13 partiti e una guidata da Berlusconi formata da 12 Partiti. In pratica tutto il panorama politico italiano era rappresentato da queste due coalizioni. Vinse Prodi con un vantaggio di 23.000 voti su Berlusconi raggiungendo  il 49,81% dei votanti, mentre Berlusconi raggiunse il 49,74%. L'Ulivo raccolse il 31,27% dei voti. Gli elettori furono l'83,62% degli aventi diritto. Prodi ebbe la maggioranza alla Camera ma non al Senato. In pratica si trattò di un pareggio.

Nel 2008 si presentarono ancora due coalizioni: quella guidata da Veltroni con 2 partiti e quella di Berlusconi con 3. Rimasero fuori dalle due coalizioni: a sinistra Rifondazione comunista e altre piccole formazioni, non raggiunsero il quorum del 4% e rimasero fuori del Parlamento; al centro l'UDC che raggiunse il 5,62% dei voti ed entrò in Parlamento. Berlusconi vinse con il 46,81% dei voti e Veltroni perse con il 37,55 %. il PD ottenne il 33,18% dei voti. I votanti furono l'80,51% degli aventi diritto. Berlusconi ebbe un'ampia maggioranza sia alla Camera che al Senato. 
 In entrambe queste due elezioni la maggioranza alla Camera rappresentava sostanzialmente anche una maggioranza nel Paese. Prodi cadde perché la coalizione era troppo eterogenea. Berlusconi ebbe alcune defezioni (Fini) e arricchimenti dovuti alla compravendita di parlamentari, alla fine avendo portato l'Italia quasi al fallimento dovette lasciare.

Come andranno le cose nel 2013? 
Intanto occorre dire che il panorama non è più riconducibile a due coalizioni principali essendo almeno quattro le possibili coalizioni. Proviamo ad esaminarle.
La principale dovrebbe essere quella guidata dal PD col suo segretario Bersani. Alla sua sinistra sembra stia per coagularsi la coalizione dei magistrati Ingroia e De Magistris alleati con quel che resta dell'IDV e di altre formazioni di sinistra. Al centro la coalizione che fa riferimento all'Agenda Monti. A destra Berlusconi probabilmente alleato con Storace e forse con la Lega. Una novità assoluta sarà il Movimento 5 Stelle che correrà da solo contro tutti. Per le sue idee e per come le propaganda Grillo, io lo definirei un movimento di destra anche se le persone che vi fanno parte, prese singolarmente, forse non lo sono.
Questo dunque è il quadro ad oggi. Secondo i sondaggi la coalizione di Bersani dovrebbe vincere le elezioni e quindi le verrà attribuito il premio di maggioranza. Con quale percentuale vincerà Bersani?

Se Bersani vincesse con una maggioranza superiore al 45% dei votanti lasciando il resto alle coalizioni alla sua sinistra e alla sua destra, di fatto potrebbe governare da solo avendo sia la maggioranza assoluta alla Camera che una maggioranza relativa nel Paese. Così furono i risultati del 2006 e del 2008.

Se invece, tenendo conto del trend delle due precedenti elezioni, nelle quali l'Ulivo raggiunse il 31,27% nel 2006  e nel 2008 il PD il 33,18% , la coalizione raggiungesse, poniamo il 35/36 % come gli viene attribuito dai sondaggi, in questo caso Bersani avrebbe la maggioranza della Camera, ma non quella del Paese e si aprirebbe per la coalizione il problema di stipulare alleanze, giacché l'esperienza politica della storia repubblicana insegna che senza maggioranza di consensi nel Paese i Governi non reggono. E se reggono mettono in pericolo la democrazia. La fine del governo Berlusconi ne è l'ultimo esempio, infatti le prossime elezioni sanciranno la fine della maggioranza dei consensi nel Paese alla coalizione di Berlusconi che pure mantiene ancora la maggioranza alla Camera.

Ora essendo il panorama politico italiano così variegato e così in movimento la seconda ipotesi non sarebbe da scartare e quindi sarebbe prudente condurre una campagna elettorale che non precludesse i rapporti con i sostenitori dell'Agenda Monti perché di quell'Agenda nessun governo  ne potrà prescindere. Va da sé che sarebbe preferibile una grande vittoria elettorale della coalizione di Bersani e il notevole rinnovamento avvenuto con le primarie per i candidati, fa bene sperare in un clamoroso risultato. Che sarebbe ancor più straordinario dal momento che una coalizione dichiaratamente di sinistra- sia pure aperta ad altre collaborazioni - come quella guidata da Bersani in Italia non ha mai vinto le elezioni.

NB: I dati riportati riguardano i voti della Camera dei Deputati e solo per l'Italia e sono forniti dal sito del Ministero dell'Interno.



giovedì 27 dicembre 2012

Alfredo Bazoli

Sabato 29 dicembre si svolgeranno le elezioni per la scelta dei candidati del Partito Democratico alle prossime elezioni politiche. A brescia si potrà scegliere fra sette candidati. Io parteciperò e sceglierò Alfredo Bazoli. Si potrà votare anche un secondo nome purché donna, per me sarà Marina Berlinghieri.
Per chi non conoscesse Alfredo Bazoli allego di seguito un suo profilo.

CHI E’ ALFREDO BAZOLI ?

Sono nato a Brescia 43 anni fa, sono sposato e ho tre figli, faccio l'avvocato.
Sono membro attivo di organizzazioni e realtà no profit.
Il mio impegno politico è cominciato nel 1995 con il Movimento dei Giovani per l’Ulivo di Brescia.
Da allora mi sono sempre battuto, dapprima nei Democratici di Prodi, e poi nella Margherita, per la nascita del Partito Democratico, per il quale sono stato eletto all'assemblea nazionale costituente nel 2007.
Dal 2010 sono consigliere comunale a Brescia eletto nelle file del PD.
Alle primarie dello scorso novembre mi sono schierato con Matteo Renzi perché credo fondamentale in questo momento così difficile un profondo rinnovamento di uomini e di idee.


Dunque sono in pista. Corro per un posto da parlamentare.
Non so quante possibilità ci siano, ma certo quel piccolo varco consentito dalle primarie si è aperto, e io mi ci sono infilato.
I tempi sono ridotti, oggi è lunedì, sabato si vota, in mezzo c’è Natale.
Insomma, non è di certo possibile una effettiva campagna elettorale che consenta di farsi conoscere meglio.
Allora non posso che tentare di condensare in poche righe la motivazione che mi muove, la tensione etica e morale alla quale mi ispiro.
Parto da qualche considerazione preliminare.
Viviamo un momento di grave crisi economica, siamo dentro una recessione lunga e profonda di cui ancora non si intravede la fine, che sta facendo vacillare la solidità finanziaria del paese, sta erodendo le capacità di risparmio e di spesa delle famiglie, sta mettendo a dura prova l’intero sistema produttivo ed economico.
Ma l’Italia vive anche un momento di preoccupante ed evidente frattura tra opinione pubblica e mondo politico, di profonda crisi di fiducia nelle istituzioni, alimentate da segnali di decadimento dell’etica pubblica, da episodi diffusi, ripetuti e trasversali di svilimento della “forma più alta di carità”, per dirla con Paolo VI, in puro e volgare soddisfacimento di appetiti ed interessi personali.
In tutto ciò si avverte oggi un senso di smarrimento ed insieme, acuto e pressante, il bisogno di una innovazione, di un’evoluzione, di un cambiamento del quadro politico.
Le persone che oggi si dichiarano indisponibili a tornare alle urne, insieme a quelle che voterebbero qualunque proposta di rottura del sistema, anche di stampo populista, stanno diventando maggioranza nel paese.
Allora io credo che a una condizione di crisi economica, sociale e politica così profonda si debba rispondere in un solo modo, ovvero con il coraggio del cambiamento.
Occorre un autentico rinnovamento degli uomini, perché non è possibile voltare davvero pagina, proporre un salto di qualità al paese, fare uno scatto in avanti, se non si cambia anche la classe politica, se non si ha il coraggio di puntare su persone nuove.
E’ necessario un vero rinnovamento delle idee, perché le ricette tradizionali non bastano più, perché le gravi difficoltà che stiamo attraversando obbligano anche il centrosinistra a mettere in campo coraggio e fantasia, abbandonando immobilismi e conservatorismi.
E serve altresì un sincero rinnovamento dei comportamenti e dello stile, recuperando il rigore etico e civile, la sobrietà e la serietà che soli possono ridare dignità alla politica.
E’ in nome di queste convinzioni che alle primarie dello scorso novembre ho sostenuto Matteo Renzi, nella consapevolezza che lui, con la sua presenza un po’ ribelle e garibaldina, sarebbe stato il miglior alleato di tutti coloro che dentro e fuori il Partito Democratico cercano un rinnovamento vero.
Un desiderio che sapevo largo e trasversale, e non per caso oggi ho il sostegno di tanti amici che in quell’occasione hanno fatto scelte diverse, ma che condividono la profonda necessità di voltare pagina.
Ed è allora in nome di ciò che mi sono candidato, perché in fondo anche in queste primarie la scelta è tra aprire una strada nuova o proseguire su quella conosciuta.

Alfredo Bazoli

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale a tutti


Oggi vigilia di Natale desidero fare a tutti l'augurio di trascorrere una lieta giornata, religiosa per chi è credente, familiare e serena per chi non lo è.
Dopo la festività riprenderò a scrivere le mie considerazioni sull'Agenda Monti, sul PD e sulle primarie per la scelta dei candidati alle prossime politiche. Poiché ho da tempo condiviso le posizioni del senatore Ichino mi sembra doveroso riportare la sua ultima lettera.
Lettera agli amici che hanno condiviso con me, anche attraverso questo sito web, il cammino compiuto negli ultimi quattro anni e mezzo - 24 dicembre 2012.
.Cari amici,
in un altro post ho pubblicato, tre giorni fa, una cronaca di quest’ultima mia tormentatissima settimana, fino al punto della mia decisione di ritirare la candidatura per le primarie dei candidati del Pd. Ho compiuto questo passo per una ragione molto semplice: non avrei potuto invitare serenamente gli elettori a votare Pd, nascondendo o minimizzando l’ambiguità di fondo che caratterizza la posizione dello stesso partito sul terreno della strategia europea. Nascondere o minimizzare è cosa lecita, in una campagna elettorale, su aspetti secondari; non su di una questione cruciale, di importanza vitale per il Paese, come questa della nostra linea di comportamento riguardo agli impegni assunti in Europa.
In molti mi hanno sollecitato a mantenere nonostante tutto la candidatura nel Pd, ricordandomi che così si deve fare in un grande partito moderno e in un sistema bipolare: “ora sei in minoranza, ma quando i fatti ti avranno dato ragione diventerai maggioranza”. Conosco bene questo discorso, per averlo praticato,  con alterne vicende, lungo quarant’anni di lavoro politico in seno alla sinistra. Senonché questo discorso vale in una situazione ordinaria, nella quale si può contare su qualche anno di tempo per le proprie battaglie politiche e la posta in gioco è di ordinaria amministrazione o poco più; lo stesso discorso non può valere in una situazione di emergenza grave, nella quale se i fatti ti danno ragione il Paese rischia di rompersi l’osso del collo. Oggi la posta in gioco è questa. E in questa situazione l’ambiguità sulla questione cruciale non è consentita. Mi spingo a dire che sarebbe meglio, per il Paese, scegliere con decisione la via opposta rispetto alla strategia europea disegnata e avviata da Mario Monti, piuttosto che alternare o mescolare opzioni nell’una e nell’altra direzione per difetto di chiarezza della strategia perseguita.
In seguito alla scelta di ritirare la mia candidatura alle primarie dei candidati del Pd, mi è stato proposto di assumere la guida della lista “per l’Agenda Monti” per l’elezione del Senato in Lombardia: una lista in cui si esprimerà - qui come in tutte le altre regioni italiane – quella larga parte della società civile che rifiuta il populismo sostanzialmente antieuropeo di Berlusconi e della Lega, ma al tempo stesso è preoccupata dall’ambiguità della posizione del Pd.
Mi consente, e in certa misura impone, il compimento di questo passo una concezione laica dell’impegno politico: l’adesione a un partito non può  mai diventare una sorta di atto di fede vincolante qualsiasi cosa accada. Esiste un limite oltre il quale l’adesione stessa, se in contrasto con la linea d’azione che si considera la migliore, può diventare una forma di doppiezza politica inaccettabile.
Decisiva per il compimento di questo passo è stata poi la constatazione della straordinaria consonanza di molti passaggi del memorandum proposto da Mario Monti con idee e proposte sul lavoro, il welfare, le amministrazioni pubbliche, la scuola, ben conosciute dai frequentatori di questo sito; e credo che pure gran parte di quel 40 per cento dei partecipanti alle primarie che hanno votato per Renzi ci si riconoscerà facilmente.
Qualcuno mi obietterà che, al voto per le primarie di novembre, abbiamo accettato di firmare la Carta d’Intenti fondativa della coalizione del centrosinistra, alla quale ora dovremmo ritenerci vincolati. Quella Carta, però, era viziata anch’essa da un’ambiguità di fondo: era nata come professione di fedeltà agli impegni europei assunti dall’Italia, mail giorno dopo la chiusura delle urne abbiamo sentito Nichi Vendola affermare che la Cartastessa è “la pietra tombale” su quegli impegni. Vi pare un equivoco da poco? Un testo politico che si presta a due letture tra loro opposte non può essere vincolante né in un senso né nell’altro (per questo è espressione di cattiva politica, e come tale lo abbiamo denunciato fin dall’inizio). Proprio l’ambiguità di quel documento è all’origine dell’ambiguità che affligge oggi la coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani.
La speranza è che la scelta che compio oggi possa contribuire, oltre che alla costruzione di una formazione politica capace di dare solide gambe e braccia all’Agenda Monti, anche a innescare nel Pd il chiarimento finora mancato.  E che il chiarimento stesso porti a una coalizione tra lo stesso Pd e la nuova formazione che nascerà da queste elezioni, per dar vita a un governo stabile e determinato nel perseguimento della strategia europea dell’Italia. Meglio se ciò accadrà prima delle elezioni, piuttosto che dopo: gli elettori hanno diritto di sapere con precisione per che cosa votano.  (p.i.)
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venerdì 14 dicembre 2012

Ingratitudine

Stamattina i giornali locali hanno dato la notizia che l'ing. Renzo Capra ha vinto la causa contro A2A ottenendo, per la sua sostituzione, un risarcimento di un milione di euro.
Egli venne sostituito da presidente del Consiglio di Sorveglianza di A2A dal Sindaco Paroli perché  quel posto toccava ad un rappresentante di uno dei partiti che l'avevano eletto sindaco.
Da un punto di vista legale la cosa non era molto corretta e infatti il giudice ha dato ragione all'ing. Capra, tuttavia mi pare che l'atteggiamento di Capra sia stato, allora,  dettato più dal suo egoismo e in parte dalla sua arroganza che  non per difendere un principio legale.
Infatti l'ing Capra a Brescia aveva ottenuto molto dalla politica, fu direttore e poi presidente della municipalizzata per molti anni. Gli furono sempre tributati onori e riconoscimenti per le sue capacità e per il suo impegno nell'azienda ASM, tanto da apparire quasi il "padrone" di ASM. Impegni e dedizione del resto, sempre dalla politica, generosamente retribuiti. Dopo la fusione con Milano continuò il suo ruolo da protagonista diventando presidente del Consiglio di Sorveglianza.
Quando il sindaco Paroli gli chiese, per le ragioni politiche anzidette, di lasciare l'incarico con la promessa di un onorevole pensionamento, ci si aspettava, da un uomo di ottanta anni che aveva dalla politica avuto tutto, che  rispondesse affermativamente. Non fu così. E fu rottamato.
Aveva avuto l'occasione di uscire dall'azienda con grande onore, ne è uscito invece con una causa legale. 

Ipse dixit

Il tutor di Bersani stamattina sul Corriere della Sera ha dettato la linea del PD. Eppure alcuni pensavano che dopo le primarie il segretario del Pd si fosse liberato da questa ingombrante tutela, evidentemente non è così. 
La cosa che mi stupisce di più dell'intervista di D'Alema è la perentoria richiesta a Monti di non candidarsi, soprattutto di non candidarsi contro il PD. Per me l'insistenza di questa richiesta è far torto all'intelligenza politica di Mario Monti. Sono certo che non si candiderà contro nessuno e men che meno contro il PD di Bersani.
Nessuno tuttavia potrà impedire a qualche raggruppamento politico di chiedere voti agli italiani per riproporre dopo le elezioni un nuovo governo Monti.
Neanche D'Alema potrà scongiurare questo evento. Il vero problema per il PD è come riuscire a vincere con largo margine le elezioni politiche, i sondaggi sembrerebbero molto favorevoli, ma da qui al giorno delle elezioni le cose potrebbero cambiare. 
D'Alema, invece di insegnare agli altri cosa devono fare in vista delle elezioni, o di fare inutili prediche moralistiche contro chi ci ha tirato fuori dal baratro in cui eravamo, si guardi alla sua sinistra dove le cicale dell'oltre Monti continuano a cicalare invano e senza costrutto. Si preoccupi di presentare il PD all'opinione degli elettori come un partito democratico, con volti nuovi, e con programmi fattibili e dicendo la verità di come siamo messi. Forse così farà vincere Bersani con largo margine di voti e eviterà di dover fare i conti ancora con Monti.

mercoledì 12 dicembre 2012

Personaggi d'Italia

"O me o Casini".Vendola ogni poco rilancia il suo programma politico. Nel suo elegante eloquio, questa è l'unica battuta di icastica concisione. Sembra l'ultimo garibaldino.
Eppure la cosa è seria. Abbiamo fatto le primarie con le quali gli elettori della coalizione di sinistra sono stati chiamati a scegliere fra tre proposte politiche. Quella di Vendola: "O me o Casini" è stata sonoramente sconfitta. Ha vinto Bersani la cui proposta politica comprendeva l'ipotesi di un allargamento della coalizione ai riformisti di centro vale a dire Casini e alleati. Ora che ci stiamo rapidamente avvicinando alle elezioni politiche il caro Nichi non può continuare a ricattare Bersani con il suo ritornello. Sarebbe meglio  se stesse un po' zitto e si occupasse invece della sua Puglia e di Taranto che già sono problemi grossi che daranno al prossimo governo non pochi grattacapi. Lasciamo a Bersani la responsabilità che gli compete grazie all'investitura ricevuta dalle primarie. O abbiamo solo scherzato?

Stasera abbiamo visto in TV l'on. Berlusconi, secondo me un po' brillo, se non brillo per troppe bevute, sicuramente parecchio fuori di testa. Ha fatto proposte una più strampalata dell'altra, ha parlato a ruota libera proprio come solo un frequentatore di bettole può fare davanti  ad una caraffa di pessimo vino. Domani i giornali europei avranno modo di divertire i loro lettori!

Nei giorni scorsi avevo pensato che la ridiscesa in campo di Berlusconi avrebbe riproposto più o meno il duello della sua prima discesa in campo, qualcosa insomma di vecchio o almeno di stantio. 
Stasera devo dire che Bersani non si merita come avversario il Berlusconi di oggi. Se restassero loro due i protagonisti della prossima campagna elettorale, Bersani dovrebbe inventarsi una destra politica, sicuramente presente in Italia e forse anche numerosa, ma non più rappresentata da Berlusconi e dalla sua banda di servi e immaginarsi un confronto politico con essa e  ciò per dare maggior dignità a tutta la politica italiana.
Perché una destra politica che non sa farsi rappresentare da un dignitoso e serio gruppo dirigente è un danno anche per il centro-sinistra e per l'Italia tutta. 


Ricordo di una tragedia

Oggi ricorre l'anniversario della strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano. Fu il primo attentato terroristico del dopoguerra, fece 17 morti, fra essi c'era anche un Gerolamo Papetti. E' ricordato sulla lapide posta a commemorazione della strage. Se si eccettuano le lapidi dei cimiteri, è la prima volta che vedo il mio cognome scritto su una lapide di una pubblica piazza. Non era un mio parente.
Di quella strage come dell'attentato di Brescia, dopo numerosi processi ancora non si è giunti ad una verità giudiziaria. I colpevoli non sono mai stati individuati e quindi mai puniti. Da un punto di vista storico-politico non sussistono dubbi che i due attentati, come altri dello stesso tenore, furono opera di forze eversive di destra con la connivenza di apparati deviati dello Stato. Io la penso così. Sarei invece decisamente contrario a pensare come coloro che estendono la connivenza anche a settori politici dei partiti al governo in quel periodo, vale a dire a settori della Dc o di qualche partito alleato. Non ho dubbio alcuno che nessun dirigente della Dc fosse in qualche modo legato ovvero  a conoscenza di quanto si stava  tramando in quel periodo.

lunedì 10 dicembre 2012

Una cosa chiara.

Almeno una cosa è assolutamente chiara: la caduta del governo Monti è opera di Berlusconi e della sua banda di servi.
Anche un'altra cosa a me  risulta chiara. Diversamente da come la vede Bersani, che dice a Monti di restarsene fuori dalla competizione elettorale, credo che la crisi provocata da Berlusconi abbia sospinto Mario Monti decisamente nell'area politica di centro-sinistra. Egli ora non può più essere considerato super partes, perché l'attacco a Monti è avvenuto su tutto il fronte della politica governativa, peraltro sempre condivisa dal PD di Bersani. Mario Monti è ora - secondo un linguaggio da tifosi - uno dei nostri, vale a dire uno di centro-sinistra. E non è questo ciò che Bersani chiedeva a Monti durante le primarie? Non chiedeva di imprimere all'azione di governo  più incisività per la crescita? Ebbene  le dure critiche di Berlusconi al governo Monti, questo hanno decretato: il governo Monti era di sinistra! Sembra un paradosso ma è così! 
E per le prossime elezioni, Bersani non ha forse chiesto agli elettori del PD di poter guidare una coalizione di governo che includa anche i moderati antiberlusconiani per una politica riformatrice nel solco tracciato dal governo Monti? Se è così e  a me pare che non possa essere che così, se si vuole vincere le elezioni e salvare l'Italia, il premier Monti non può essere messo in naftalina. Con buona pace dei fassiniani neokeneysiani del PD che sognano non solo di fare a meno di Monti, ma, pure di cacciare la Merkel  e tutti gli attuali governi conservatori d'Europa. 
Vorrei ricordare a costoro quanti siano in Italia coloro che già ora e - a maggior ragione durante  la campagna elettorale - chiederanno consensi e predicheranno politiche  antieuropee: il PDL, la Lega, il M5S, l'IDV  e tutti gli spezzoni della sinistra e della destra estreme.
Cominciamo con lo sconfiggere questi, che già non sarà facile.

lunedì 3 dicembre 2012

Bersani ha vinto

Pierluigi Bersani ha vinto il ballottaggio: dopo il primo turno aveva detto più o meno così: "Se perdo, avendo 10 punti di vantaggio,  sarei un pirla!" Infatti non lo è e ha vinto. Direi che al netto dei voti dei simpatizzanti di Vendola il distacco sia rimasto di dieci punti. D'Alema commentando il risultato, durante la trasmissione di Mentana,  ha voluto far mostra della sua cattiveria contro Renzi, dicendo che avrebbe perso perché era il candidato dei media contro "il nostro popolo". Ma quale  sarebbe il nostro popolo? Quello guidato da  D'Alema che non ha mai vinto un'elezione democratica? Se il PD facesse l'errore di non tener conto del quaranta per cento degli elettori di Renzi, nonostante lo stato confusionale della destra berlusconiana, rischierebbe di non vincere neanche questa volta.
Comunque sia, sono contento del risultato di Matteo Renzi e convinto che l'esultanza con la quale il vecchio gruppo dirigente del PD ha accolto il risultato del ballottaggio sia molto pericolosa, per loro stessi e per la auspicata vittoria del PD alle prossime elezioni. Queste primarie infatti sono state molto eloquenti soprattutto sotto il profilo politico. E' del tutto evidente che il gruppo dirigente che uscirà dal prossimo congresso del partito e la compagine del futuro governo Bersani,  non potrà che avere il segno di un profondo rinnovamento, sia nelle idee della politica di sinistra che nelle persone che dovranno interpretarle. Non c'è dubbio infatti che per conquistare il consenso della maggioranza del popolo italiano il futuro PD non potrà fare a meno delle intuizioni di Matteo Renzi e soprattutto non potrà esimersi da quel ricambio anche generazionale che è invocato dall'inevitabile declino della stessa nomenclatura oggi ancora in sella. Matteo Renzi ha dimostrato che ci sono molti modi per essere sinistra in Italia, che nessuno ha il monopolio della sinistra,  che la sinistra democratica deve avere la vocazione e la responsabilità di forza di governo. Egli ha convinto molti giovani e meno giovani che per cambiare le cose in questo nostro Paese corporativo e conservatore bisogna avere il coraggio di combattere il privilegio dovunque si annidi, perché neanche i privilegi sono monopolio solo della destra. Il coraggio di essere anche temerari. Come si diceva una volta, il tempo è galantuomo e gli darà ragione. Bersani quindi farà bene a ricordarsi delle promesse fatte in queste primarie: niente demagogia e populismi, rigore nei conti pubblici e rinnovamento. Non sarà una rottamazione come voleva Renzi ma, certamente, un radicale cambiamento. Vedremo se saprà sconfiggere le resistenze degli inossidabili attuali dirigenti, veterani di tante stagioni politiche, non tutte meritevoli di essere ricordate.
Auguri dunque a Bersani. Matteo Renzi gli ha offerto il destro e l'opportunità di diventare un vero leader del PD, speriamo lo sappia essere.
Certo  che ora l'entusiasmo che Renzi  ha suscitato, le molte persone che si sono mobilitate per lui non vanno disperse, anzi devono essere organizzate in vista dei futuri traguardi del PD. Incominciando per esempio a chiedere le primarie per la scelta dei candidati alle prossime elezioni nazionali nel caso, ormai più che probabile, che si voti col vecchio porcellum. 
Evviva  la lotta politica.

lunedì 26 novembre 2012

Risultati delle primarie

Dunque si va al ballottaggio tra Bersani e Renzi. Bersani ha avuto più voti di Renzi, però non sufficienti per vincere al primo colpo, si è fermato al 44% degli elettori di centro-sinistra mentre Renzi si attesta secondo i suoi dati vicino al 39%. 
Ora va dato atto e merito a Bersani di aver voluto le primarie e di aver consentito ad altri del PD di concorrere con lui nella competizione per la scelta del leader della coalizione tra PD,Sel, e Psi che si presenterà alle prossime elezioni politiche.
Tuttavia non mi sembra che il risultato sia molto lusinghiero per il segretario nazionale del PD. Occorre tener conto che dalla sua parte si sono schierati quasi tutti i segretari provinciali del PD, quasi tutti i parlamentari quasi tutti i presidenti e consiglieri regionali, i giornali fiancheggiatori come Repubblica, l'Espresso, giornalisti della Rai come Annunziata, Bianca Berlinguer, o comici come Crozza e via elencando: Bersani ha avuto dalla sua una mobilitazione di personaggi noti al pubblico assolutamente in misura molto ampia rispetto ai suoi concorrenti Renzi e Puppato. Chi era Renzi  sei mesi fa quando decise di sfidare il gruppo dirigente del PD? Semplicemente il giovane sindaco di Firenze e nulla più. Ha avuto dalla sua soltanto il 2% dei segretari provinciali del PD e il 3% dei parlamentari eppure ha avuto quasi il 40% degli elettori del centro sinistra. E i sondaggi del Sole 24 Ore gli accredita la capacità di attirare il 44% degli elettori alle elezioni vere, rispetto al 35% di Bersani. Poichè questi sondaggi del prof. D'Alimonte hanno azzeccato il risultato delle primarie non vedo perché non dar credito anche alle previsioni delle elezioni politiche.
In sostanza il messaggio di Renzi di cambiare il gruppo dirigente del PD ad ogni livello, perché vecchio e conservatore e da troppo tempo seduto in parlamento, per trasformare il PD in un partito moderno per una politica di sinistra coerente alle esigenze di futuro e di speranza delle nuove generazioni, coglie nel segno e trascina con sé i consensi sufficienti per portare il PD al governo. Per me questo basta per sostenere Renzi anche al ballottaggio augurandomi la sua vittoria.

giovedì 22 novembre 2012

Il declino della C.G.I.L

C'era una volta la C.G.I.L. grande confederazione di molte categorie di lavoratori: metalmeccanici, chimici, edili, elettrici, telefonici, addetti al commercio, salariati agricoli, dipendenti pubblici, ecc. ecc. Grandi leader hanno fatto la storia di questa grande confederazione e l'hanno guidata in tempi non sempre facili e spesso molto tempestosi. Grandi leader  che non hanno mai dimenticato,  nel  guidare e difendere gli interessi di una parte importante della società italiana, cioè:  i lavoratori, quali fossero nel contempo gli interessi generali del Paese. Interessi generali o "bene comune" che andava  anch'esso tutelato per gli stessi interessi dei lavoratori.
Oggi mi pare che le cose non stiano più in questo modo. La C.g.i.l. sembra essere diventata soltanto un'appendice della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici. Infatti provate ad immaginare la Cgil senza la Fiom. Sarebbe poca cosa, molti pensionati e quasi più nulla. Intendo dire che la politica sindacale della Cgil non si scorge o non si avverte se riferita alla complessità dei problemi dei lavoratori di oggi, nel contesto della crisi economica dell'Italia e dell'Europa, si avverte solo quanto le viene imposto dalla politica sindacale della Fiom. La signora Camusso alza spesso la voce nei suoi comizi sulle piazze e negli interventi alla tv, accompagna i suoi proclami con molte smorfie e qualche bugia, ma il senso della sua politica è suggerito dal leader della Fiom Maurizio Landini.
La Fiom ha abbandonato il classico ruolo del sindacato, quello di stipulare contratti con la controparte padronale, si è  trasformata in un movimento politico collocandosi contro il governo Monti e contro la maggioranza del Pd che lo sostiene. Risulta chiaro che la politica della Fiom mira a creare un movimento, prevalentemente di piazza, che tenga insieme tutte quelle realtà antagoniste che si muovono nella società italiana. I suoi ripetuti no ad ogni accordo sindacale, ad ogni compromesso con gli altri sindacati, ad accordi con il governo servono ad avere le mani libere da impegni e da responsabilità generali. Questa linea ora la Fiom è riuscita ad imporla a tutta la Cgil.

Alle primarie per Matteo Renzi

E' da molto tempo che non scrivo più nulla sul mio blog. Un po' per pigrizia, un po' perché non so cosa scrivere, un po' perché sono preso dallo sconforto e penso che non valga la pena far sapere agli altri i miei pensieri.
Tuttavia in occasione delle primarie del centro-sinistra, giusto per far sapere come la penso, desidero si sappia che andrò a votare, essendo anche iscritto al PD e che voterò per Matteo Renzi.
E' stato fin da subito il mio beniamino, solo  per il fatto di aver avuto il coraggio di sfidare il gruppo dirigente del PD, di commettere quel che è stato considerato da alcuni del PD, un  reato di lesa maestà e di attirarsi addosso tali e tanti improperi che mi hanno  ricordato lontani tempi stalinisti.
Mi auguro che vinca le primarie perché sono certo - e i sondaggi gli danno ragione - che con lui candidato premier, il Pd vincerebbe le elezioni. Qualunque sia la legge elettorale in vigore. Con Bersani non sarei per niente sicuro!


domenica 10 giugno 2012

La contraddizione del PD

E' da un po' di tempo che mi astengo dallo scrivere su questo mio blog, letto da nessuno immagino, che io scrivo innanzitutto per chiarire a me stesso le idee confuse e caotiche che circolano in Italia.

Una delle contraddizioni nelle quali si dibatte il PD riguarda i rapporti con Di Pietro, mi domando come si possa continuare ad immaginare una possibile alleanza con lui per le politiche del 2013, quando si assiste ogni giorno ad una sistematica polemica diffamatoria sia verso il segretario Bersani che verso il governo Monti sostenuto con convinzione dalla maggioranza del PD.
Credo che Bersani e la maggioranza che lo sostiene, debbano scegliere con chiarezza la definitiva rottura con Di Pietro, indipendentemente dal sistema elettorale col quale si voterà l'anno prossimo. La politica riformatrice del PD e la sua vocazione ad essere il perno di una futura alleanza di governo per la rinascita dell'Italia, è assolutamente incompatibile con la demagogia, la diffamazione e la supponenza populista del padroncino dell'IDV.

Le torri di S.Polo

Mi è stato chiesto dal responsabile del PD della circoscrione est, nella mia veste di ex assessore all'Edilizia economica-popolare negli anni 80-90, uno scritto sulle torri di S.Polo, una delle quali minacciata di abbatimento dall'attuale giunta di Brescia. Ecco di seguito lo scritto che sarà pubblicato nel corso di questo mese di giugno in un dossier sul problema della casa a Brescia.

"Le torri di S.Polo furono costruite nel decennio ‘80-‘90, quasi tutto il quartiere fu costruito in quel decennio. L’edilizia economico popolare era infatti concentrata quasi tutta a S.Polo.

 La torre o le due torri che si vorrebbero demolire furono le ultime ad essere costruite, una dall’Aler e l’altra dal Comune, entrambe progettate dal prof. Leonardo  Benevolo. Le due torri furono costruite con criteri d’avanguardia per quel periodo, compresi i sistemi antisismici previsti per edifici di quell’altezza e di quella mole.  Essendo edilizia pubblica finanziata dai fondi dello Stato, gli alloggi di quelle due torri vennero destinati per legge ai cittadini più bisognosi secondo graduatorie compilate in base ai consueti bandi pubblici e con canoni d’affitto molto agevolati.

Non fu possibile scegliere gli inquilini e questo fatto determinò sin da subito un certo tasso di disagio sociale. Ora non conosco lo stato del disagio presente nelle due torri in questione, credo però che non sia con la demolizione che si risolveranno i problemi di disagio e di convivenza nel quartiere di S.Polo. Infatti quando ci si riferisce al disagio sociale bisognerebbe capire di quale disagio si tratta, perché il disagio dovuto alla povertà degli inquilini ovvero il disagio dovuto alla microcriminalità o alla delinquenza organizzata, che ovviamente va perseguita facendo rispettare la legge, rimane tale tuttavia, qualunque sia il posto dove li si trasferisca. Negli ultimi anni si sarà aggiunto anche il disagio dovuto alla convivenza tra cittadini bresciani ed extracomunitari, ma, non può essere questa la ragione per demolire due complessi edilizi di tale importanza. Intendo dire che qualunque siano le cause del disagio sociale vanno combattute per quel che sono. Mentre il degrado edilizio e funzionale degli edifici si risolve di norma con della manutenzione periodica o straordinaria. Probabilmente sia il Comune che l'Aler sono stati carenti nell’affrontare per tempo i problemi di manutenzione. Tuttavia si è sempre in tempo per rimediare a ciò che non si è fatto per l’addietro.

Infatti demolire invece che fare le opportune manutenzioni o modificare la funzionalità dell’edificio, mi sembra una scelta molto sbrigativa; oltretutto la demolizione  cambierebbe radicalmente l'impianto urbanistico del quartiere. Il timore è che, col pretesto del disagio, si voglia cancellare un’esperienza urbanistica di grande rilievo, una delle poche pianificazioni realizzate in Italia dagli enti locali. Il quartiere di S.Polo infatti  è stato ed è un importante esempio di pianificazione urbanistica realizzata dal Comune, uno dei pochi nella storia urbanistica dell'Italia repubblicana. Occorre ricordare che tutto l’impianto urbanistico di S.Polo è opera del prof. Leonardo Benevolo, urbanista di fama internazionale, il quale dedicò a questa iniziativa pubblica la sua indiscussa competenza tecnica e politica.

E' ben vero che l’iniziativa suscitò, già durante la sua realizzazione, la critica da parte degli interessi economici che la scelta del Comune colpiva vigorosamente: la rendita fondiaria e la speculazione edilizia, tanto per dire degli aspetti politici più significativi dell’iniziativa.  D’altra parte la scelta comunale ebbe sempre il consenso di  una larga maggioranza del Consiglio comunale e dei numerosi cittadini che vennero qui ad abitare, trovando, specie le classi popolari della città, la possibilità di avere una casa in proprietà a prezzi accessibili ovvero appartamenti in affitto a prezzi contenuti.

E’ anche vero che nemmeno S.Polo è senza qualche difetto  o qualche carenza, come succede in ogni intrapresa di grande rilevanza. La cosa accade o è accaduta anche in altri quartieri della città.   Ma le anomalie o le carenze di S.Polo non sono le torri in questione, che insieme con le altre, sono il segno caratteristico dell'impianto urbanistico del quartiere. La loro demolizione, oltre che uno spreco di denaro, mi sembra piuttosto la riesumazione, a distanza di anni, di quel vecchio pregiudizio ideologico antisanpolo che riteneva la pianificazione urbanistica di allora il frutto pericoloso della collaborazione fra la DC, che guidava la maggioranza in Loggia  e il PCI, principale partito di opposizione. Questa idea di cancellare i segni edilizi del passato, pensando di cancellare con essi anche la storia passata, è stata fatta propria dall’attuale maggioranza in Loggia, sia nei discorsi che  in alcuni fatti demolitori.

Ritengo invece che conservare la memoria di questa pianificazione urbanistica sia molto importante; qualunque amministrazione dovrebbe farsi carico di non dimenticare né tantomeno cancellare dalla storia della città le realizzazioni più significative di precedenti generazioni di amministratori. La storia di una città, di una comunità, non si conserva demolendo il passato, ma valorizzando quanto di buono e di bello si è potuto fare utilizzando al meglio le risorse pubbliche.

Il che, coi tempi che corrono, non sarebbe opera vana e forse utile anche a far comprendere ai cittadini il significato di una politica al servizio della città.

 Chi visita oggi il quartiere di S.Polo, con i suoi parchi, i suoi impianti sportivi, le sue piste ciclabili e pedonali, le sue case, i suoi edifici scolastici, le sue chiese e le sue torri non può non convincersi che è così che deve restare il quartiere. C’è semmai una diversa sensibilità culturale che va risvegliata e coltivata, perché S.Polo è stato pensato come un modo di vivere non banale, per una popolazione non del tutto omogenea, non un quartiere esclusivo, piuttosto un insediamento di edilizia popolare in un contesto di servizi e spazi pubblici di elevata qualità. Per una comunità nuova  che doveva ancora costituirsi. E così è stato.

 Questa furia demolitrice, non mi sembra appartenere alla tradizione della nostra città, c’è solo da augurarsi che le ristrettezze finanziarie in cui si trovano oggi le amministrazioni comunali facciano premio sulle ristrettezze culturali degli attuali protagonisti della vita pubblica comunale."

Egidio Papetti

mercoledì 11 aprile 2012

Democrazia e partiti politici


Sulla politica in Italia mi sembra di poter dire che se i partiti ( almeno quelli dell’attuale maggioranza) vogliono salvarsi e con essi salvare la democrazia debbono fare tre cose:
La prima, la riforma elettorale per eliminare lo scandaloso “porcellum”, il suo premio di maggioranza e la totale assenza di scelta per i cittadini.
La seconda: ridurre drasticamente il rimborso dello stato per le spese elettorali adeguandole alle spese effettivamente sostenute fissando un tetto massimo in proporzione ai voti. Trasparenza e controlli, ovviamente.
La terza: ridurre i compensi ai parlamentari, ai consiglieri regionali, ai sindaci e a tutti quanti sono eletti o nominati nelle pubbliche istituzioni.
Se non faranno alla svelta queste tre cose, l’antipolitica avrà partita vinta e sarà la fine della democrazia in Italia.
A proposito di antipolitica.
Ieri a Bergamo s’è tenuto un raduno di leghisti per rivendicare il cosiddetto “orgoglio padano”, in cosa possano essere orgogliosi i leghisti a me sfugge completamente; hanno portato alla ribalta politica la peggiore classe dirigente del Paese, hanno causato la rovina dell’Italia sostenendo i governi  Berlusconi, hanno degradato il linguaggio politico e il rispetto delle istituzioni al livello dei bordelli di periferia, hanno dissacrato e vilipeso tutti i simboli e la storia della nostra unità politica, hanno intrallazzato con tutto il sottobosco governativo e  affaristico, hanno diffuso e seminato discordia nella società e razzismo di bassa lega in ogni loro manifestazione, hanno calpestato le regole della Costituzione e della vita democratica e ora rivendicano il loro orgoglio padano, l’unica cosa di cui non riesco a capacitarmi è che i lombardi li abbiano votati.
Alla televisione ho udito alcune battute del loro nuovo leader: Roberto Maroni, penose. La sua idea politica della democrazia è questa: “ chi rompe le palle fuori dalle palle”. Questo è l’orgoglio padano!

mercoledì 4 aprile 2012

L'attesa

Il segretario Bersani interpellato da Bianca Berlinguer durante l'intervista del telegiornale delle 19 non se l'è sentita di dire con chiarezza che la proposta del governo sull'art. 18 gli va bene. Evidentemente è in attesa di conoscere cosa ne pensa La signora Camusso, la quale avrebbe dichiarato di attendere di conoscere il testo ufficiale, anche lei è in attesa di sapere cosa ne pensa la Fiom. Si tratta di una coraggiosa attesa di tutta la "cinghia di trasmissione", si fa per dire.

I veterani discutono del loro futuro

La Bindi ha scritto su twitter che stasera parteciperà ad Arezzo ad un dibattito con Bertinotti sul futuro della politica. Sempre in buona compagnia la Bindi. Un campione di opportunismo come Bertinotti è proprio l'interlocutore adatto alla Rosy. E' il suo futuro che le sta a cuore, la politica l'ha già messa sotto i tacchi.

lunedì 2 aprile 2012

Commento telegrafico di Pietro Ichino

Venerdì l’Eurogruppo ha compiuto un passo decisivo per la costituzione del Meccanismo Europeo per la Stabilità (Mes), che impegna tutti i Governi a intervenire in aiuto di quello tra essi che si trovi in difficoltà per il rifinanziamento del proprio debito. La Germania verserà più di un quarto del fabbisogno. Nel novembre scorso, quando Mario Monti si recò da Angela Merkel proprio per avviare questo discorso, la Cancelliera gli disse in sostanza: “Gli italiani possono sognarsi che il contribuente tedesco sia disposto a garantire per il loro debito pubblico, finché continuano a ingrossarlo pagando le persone in età di lavoro perché stiano a casa”. Si riferiva ai nostri pensionati di anzianità con età media di 58 anni e al nostro mezzo milione di lavoratori in Cassa integrazione a fondo perduto. Se dopo meno di cinque mesi le resistenze della Germania sono state superate e il Mes è sulla rampa di lancio, lo si deve in larga parte alle scelte – dure e difficili – compiute dal Governo Monti; anche a quelle in tema di pensioni e di mercato del lavoro.

venerdì 30 marzo 2012

Il nuovo circo Barnum

Ecco la compagnia di Michele Santoro andata in onda ieri sera: Maurizio Landini, Rosy Bindi, Luigi De Magistris e Marco Travaglio, Nicola Porro e Franco Bechis. Tutti entusiasti sostenitori del governo Monti. Mancava solo il leghista di turno.

giovedì 29 marzo 2012

Cosa dicono gli altri


Eugenio Scalfari dixit
Chiedere riflessione a Di Pietro, a Vendola, a Diliberto è tempo perso. Loro pensano agli interessi di bottega e basta. Ma ai partiti della “strana” maggioranza si deve chiedere di guardare con molta attenzione ciò che potrà avvenire in Parlamento. (La repubblica, domenica 25 marzo 2012).
Temo che nel Pd si stia facendo strada l’idea che sostenere Monti è troppo gravoso in termini di consenso, meglio votare subito, con l’attuale legge elettorale, vincere e poi si vedrà.
Nessuno nel Pd mi pare sollevi la questione di come hanno votato e come voteranno i lavoratori del nord. Non si facciano troppe illusioni, i lavoratori del nord, anche quelli della cgil hanno votato e voteranno ancora per la Lega, con buona pace di coloro che senza il consenso della Cgil non sanno più che pesci pigliare.
“Lasciare accadere un male che si può impedire vuol dire praticamente commetterlo”
(Nietzsche, citato da Aldo Grasso sul Corriere domenica 25 marzo 2012)

Le donne che ammiro


La mia personale stima va a due donne, una impegnata da anni sul fronte della lotta alla malavita e alla illegalità: Ilda Boccassini. L’altra alla ribalta politica da poco, eppure di grande competenza e di grande efficacia, non per niente quasi vituperata da tutte le anime belle della politica: Elsa Fornero. Ad entrambe seppure, credo, di fede politica e cultura diverse, va la mia stima e grande simpatia.

giovedì 22 marzo 2012

Dove sono i democratici bresciani?

In queste ore c'è grande dibattito nel Pd a causa della riforma del lavoro proposta dal governo Monti, si conoscono le opinioni dei dirigenti nazionali, ma quelle dei dirigenti locali quali sono? Non si sa. I vari De Martin, Bisinella, i parlamentari: Corsini, Ferrari, e il senatore, cosa pensano tutti costoro? Sul sito del PD c'è un breve commento di Pagani il quale afferma che quel che c'è di buono nella riforma è merito del PD e quel che c'è di cattivo il PD lo cambierà. Ma non ci crede nemmeno lui a queste fanfaronate. Questo è un volantino di propaganda non un commento politico. Aspettiamo tempi migliori.

Il ruolo di Rosy Bindi nel PD


Rosy Bindi è parlamentare almeno dal ’92, iniziò nella Democrazia Cristiana, quand’era segretario Martinazzoli. Allora faceva parte di quella schiera di “rottamatori” che predicava per i parlamentari una durata al massimo di due legislature. ( Le sue però dovevano durare ciascuna dieci anni).
Ora è presidente del PD e capo corrente dei “democratici davvero”. Il suo ruolo nella veste di presidente mi pare molto inappropriato, nel senso che lei esprime, quasi sempre, posizioni politiche più estreme rispetto a quelle del segretario Bersani. Anche stavolta, in occasione della riforma del mercato del lavoro si è schierata apertamente contro il governo Monti minacciando addirittura che il voto del PD non è scontato. Dando quindi man forte alla componente pro-Fiom presente nel PD. Ora nella sua veste di Presidente dovrebbe, a parer mio, tenere un profilo più basso favorendo la composizione unitaria del partito e non scavalcare a sinistra il segretario, il quale ha già parecchie difficoltà con l’ala estremista di provenienza sindacale. Non si capisce per quale ragione voglia sempre essere più a sinistra di tutti. Forse per far dimenticare il suo passato di democristiana? Sarebbe abbastanza stupido, perché dopo il ventennio berlusconiano, essere stati democristiani io lo considero un onore. Forse perché le riforme di Monti, quando lei è stata al governo con Prodi e con gli altri partiti delle coalizioni di sinistra, né lei né gli altri, hanno avuto il coraggio di farle ed ora vuole impedire che altri riescano dove la sinistra non è mai riuscita? Credo invero che sia malata di protagonismo, la qual cosa la rende un poco provocatoria, poco lucida e qualche volta insopportabile. Aveva ragione quando predicava il rinnovamento: due legislature bastano e avanzano.

mercoledì 21 marzo 2012

Clima pesante in Italia

A Torino l'agguato al consigliere dell'Udc avv. Musy ha il segno pericoloso di un agguato politico. Spero che non sia così, ma a Torino sono recentemente accadute cose molto preoccupanti, come le manifestazioni no-tav e le minacce al procuratore Caselli. Il Clima è molto pesante. Torinese è anche il ministro Fornero, oggi fatta oggetto di una battuta con tanto di foto dall'ex ministro Diliberto veramente vergognosa e indegna. Esprimo tutta la mia simpatia e solidarietà a questa donna coraggiosa e preparata. Elsa Fornero è un ministro del lavoro di primissima qualità.

La riforma del lavoro


Il premier Monti ha illustrato ieri sera il contenuto della riforma del lavoro che comprende anche la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ha detto che la proposta del governo è stata accolta da tutti, seppur con qualche distinguo, eccetto che dalla Cgil. Cosa del resto ampiamente prevedibile. Ma la dichiarazione politicamente più importante riguarda una questione che metterà con le spalle al muro i partiti politici che siedono in Parlamento. Infatti Monti ha spiegato che non si tratta di un accordo concertato e che non sarà sottoscritto da nessuna delle rappresentanze sindacali e sociali che hanno partecipato alle numerose sedute ufficiali e agli altrettanti incontri riservati, ma sarà presentato al parlamento come proposta del Governo e sarà il Parlamento a dire l’ultima parola. Il che apre un capitolo decisivo per la tenuta e per il futuro del Partito Democratico. Qualche spazio di modifica, specie sull’articolo 18 credo che esista ancora,  ma non è uno spazio molto ampio, sicché il PD dovrà decidere se approvare questa riforma o far cadere il governo. Entrambe le scelte avranno un costo elettorale. Se approva la riforma si troverà alla sua sinistra contrari  il partito della Fiom-Cgil al suo interno e fuori l’Idv e la Sel , con i quali sarà difficile immaginare un futuro politico da alleati. Una scelta dolorosa e coraggiosa che  sancirebbe definitivamente la vocazione riformista del PD e darebbe a Bersani un’investitura da leader nazionale. Ci riuscirà? Difficile fare pronostici. Se farà cadere il governo, il Pd si spaccherà, l’Italia sarà probabilmente in balia di forze demagogiche e di  movimenti incontrollabili, si andrà alle elezioni e il PD perderà l’ultima occasione storica di affrancarsi dal suo passato di ex PCI, ex PDS, ex DS e ex PD con buona pace di Rosy Bindi e dei “democratici davvero”. Davvero siamo di fronte ad un passaggio decisivo della democrazia italiana. Non sono per niente ottimista.
Intanto cosa fa la Cgil? Ha proclamato due giornate di sciopero, poi occuperà le fabbriche, le autostrade, le stazioni, Palazzo Chigi e poi? Farà la rivoluzione? Vedremo Landini , Di  Pietro, Bossi, Grillo i no Tav e tutta la cialtroneria politica italiana occupare le piazze e mandare in malora l’Italia? Speriamo che gli italiani non abbiano perso il ben dell’intelletto.