Il governo ha chiesto a tutte le regioni di accettare per un periodo di tre mesi e per una quantità limitata di rifiuti di aiutare Napoli e la Campania ad uscire dall'attuale situazione di emergenza.
Le tre regioni del nord: Piemonte, Lombardia e Veneto, due governate dai leghisti e una dal ciellino Formigoni, hanno risposto picche, accogliendo la linea della Lega secondo la quale l'immondizia di Napoli deve restare al sud. Da un punto di vista politico significa trattare il sud e Napoli in particolare come un altro paese non facente parte dell'Italia. E' la coerente traduzione in concreto del federalismo leghista che porterà alla distruzione dell'unità d'Italia. Se per ipotesi le tre regioni del nord fossero state governate da esponenti del PD come avrebbero risposto? Io credo che avrebbero risposto affermativamente alla richiesta del governo. Perché credo che il Pd sia un partito nazionale, che nella sua carta d'identità ci sia la volontà di affrontare con solidarietà i problemi di tutte le regioni d'Italia. Perché l' identità di un partito nazionale mette al primo posto l'unità della nazione, non solo nelle celebrazioni, ma, soprattutto - come nella temperie politica attuale - quando la stessa tenuta della società nazionale dà profondi segni di cedimento e quando forze politiche al governo del Paese hanno nei loro programmi e nelle loro azioni l'obiettivo di distruggere l'unità della nazione. Credo che gli esponenti politici del PD del nord, in particolare, dovrebbero riflettere sulla necessità di spiegare e convincere i cittadini che seguendo la politica della Lega si finirà col portare l'Italia alla rovina. Allora bisogna parlare, anche nei confronti dell'immondizia di Napoli, bisogna differenziarsi dalla Lega, non si può tacere per timore di perdere consensi, perché al PD nessun nuovo consenso verrà col silenzio.
E' ben vero che a Napoli ci sono state gravi colpe politiche anche della sinistra, che c'è la camorra ad impedire un regolare svolgimento della vita politica e sociale, ma non è pensabile che tutti i cittadini campani siano camorristi e disonesti, quella quota onesta e civile che sicuramente c'è, chi la deve aiutare se non un partito nazionale che deve mettere al primo posto della sua identità l'unità della nazione italiana. E' in momenti come gli attuali, quando affrontare controcorrente le gravi disfunzioni del nostro paese, quando le parole d'ordine e gli slogan sembrano essere gli unici argomenti che fanno leva sulle persone, è in questi frangenti che occore parlare all'intelligenza e al buon senso degli italiani. Credo che sia necessario cercare di riconquistare i consensi degli italiani parlando il linguaggio difficile e nuovo di un'Italia unita, dalla Sicilia al Friuli,
di un'Italia multietnica e multireligiosa riaffermando con coraggio quegli ideali della nostra Costituzione che ci hanno consentito di fare grande l'Italia. Restare in silenzio per timore di perdere i consensi che si hanno, o per timore di non essere capiti, significa non avere nessuna speranza in un'Italia migliore e diversa dall'attuale.
Dall'agosto 2021 saranno pubblicati solo traduzioni della Bibbia ebraica. Per selezionare le altre storie cliccare nell'archivio blog oppure a fondo pagina su Blog più vecchi o più recenti
giovedì 25 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
Onore a padre Mario Toffari
Grazie alla paziente mediazione e al cuore generoso di padre Toffari, Rashid, Sajab, Jimi e Arun sono scesi dalla gru e posto fine a una lunga e dolorosa protesta che ha messo a nudo il vero problema politico che è all'origine della protesta e che troppi fingono di non conoscere. Ci sono molti lavoratori stranieri, presenti in Italia da qualche anno, che lavorano regolarmente e la legge nega loro il permesso di soggiorno. Avvantaggiando così il lavoro nero. Mentre i datori di lavoro che vorrebbero regolarizzarli non lo possono fare perchè una sciagurata legge leghista li considera clandestini e quindi da espellere. Questo è il problema politico che ha fatto nascere la protesta, che a molti è sembrata esagerata, illegale (si è fatto un gran parlare di legalità in questi giorni) ma, dal loro punto di vista, disperati come sono, è stata ritenuta legittima ed io l'ho condivisa e con me molti bresciani.
Ma torniamo a padre Toffari. Egli è stato il vero sindaco della città in tutta questa vicenda. Egli ha saputo interpretare al meglio il motto scolpito sul palazzo della Loggia a ricordo della storia e delle tradizioni della città: "Brixia Fidelis Fidei e Iustitiae... "Fedele nella Fede e nella Giustizia.
Non così Paroli che ancora ieri ha parlato di "profonda ferita nei confronti della città". Egli è stato del tutto incapace di una parola distensiva e di comprensione per quei poveracci sulla gru, non ha fatto altro che lanciare proclami di guerra e poi eclissarsi. Il vero clandestino di questa città è proprio lui. In vero non ha molto brillato nemmeno l'opposizione, la domenica in cui si è svolta la manifestazione di solidarietà non ho visto nessun consigliere comunale nel corteo. Né ho sentito alcuno che abbia dato al problema sollevato dagli occupanti la gru il giusto spessore politico, vale dire: la necessità di contrastare e cambiare le leggi che impediscono a chi lavora di essere regolarizzato. Anzi la legge li accusa di un reato: la clandestinità che del Diritto è una aberrazione.
Infatti dichiarare una persona clandestina equivale a negare la sua esistenza. I nostri rappresentanti in consiglio hanno seguito quello che mi è sembrato essere l'atteggiamento complessivo della cittadinanza, che va dalla aperta opposizione alla protesta; un'opposizione condita di luoghi comuni verso gli stranieri e soprattutto di insulti e di disprezzo.
Quell'opposizione che trova nei leghisti i loro campioni e i loro ispiratori. La maggior parte dei cittadini ha vissuto la storia con una sorta di indifferenza rassegnata, come se tutti gli stranieri che vivono nella nostra città, e sono tanti, fossero di un altro pianeta. Ecco, i consiglieri di opposizione mi pare si siano accodati a questo opaco e ottuso sentire, fatto di paure e di discriminazioni. Mi sembra che abbia avuto più importanza il timore di perdere consensi più che battersi contro un'ingiustizia.Eppure nella nostra città ci sono ancora cittadini che hanno testa e cuore - da non confondere con gli estremisti anarcoidi che pure ci sono stati in tutta la vicenda - e che vorrebbero che si capisse finalmente che il nostro futuro, quello dei nostri figli sopratutto, è inevitabilmente segnato dalla presenza di cittadini di altre etnie e di altre religioni ed è con loro che vanno realizzate le nuove modalità di un convivere civile e rispettoso. La classe politica che si suole definire classe dirigente e che vuol essere alternativa al leghismo, dovrebbe guidare il cambiamento, fornire ai cittadini le idee forti, la necessaria base culturale a comprendere il difficile presente, è il loro compito, altrimenti facciano qualcos'altro.
Si diceva della legalità, usata continuamente dalla Narcisa che occupa le stanze della prefettura, la quale non ha fatto altro che specchiarsi nella faccia beffarda del suo padrone di Roma. Evidentemente con tutti i suoi nomi, ha qualche problema a identificarsi con se stessa.
E così la legalità, il rispetto delle leggi è diventato il tema dominante di tutti quelli che si sono occupati della vicenda. In un Paese dove l'illegalità è pane quotidiano, cominciando dal capo del governo, alla sua cricca, dalla malavita organizzata agli evasori fiscali e via elencando, improvvisamente si è fatto credere (ai grulli che ci credono) che quei quattro poveracci sulla gru fossere gli unici illegali in un paese di onesti e probi cittadini! Ci sarebbe da piangere.
Questa vicenda non era una questione di ordine pubblico e di trasgressione della legge, così hanno voluto che diventasse il sindaco e la sua maggioranza. Essi hann fatto di tutto per circoscrivere la vicenda entro il perimetro dell'ordine pubblico da trattare con la forza, mentre è un problema politico come giustamente l'ha affrontato padre Toffari. Il bravo padre s'e ricordato dell'ammonimento di Pascal secondo il quale la forza della legge deve servire la giustizia, perché la forza senza giustizia è tirannica. In questa vicenda si è usata la legge del più forte per calpestare la giustizia, negando ai più deboli i loro diritti. E' questa la ferita inferta alla città.
Ma torniamo a padre Toffari. Egli è stato il vero sindaco della città in tutta questa vicenda. Egli ha saputo interpretare al meglio il motto scolpito sul palazzo della Loggia a ricordo della storia e delle tradizioni della città: "Brixia Fidelis Fidei e Iustitiae... "Fedele nella Fede e nella Giustizia.
Non così Paroli che ancora ieri ha parlato di "profonda ferita nei confronti della città". Egli è stato del tutto incapace di una parola distensiva e di comprensione per quei poveracci sulla gru, non ha fatto altro che lanciare proclami di guerra e poi eclissarsi. Il vero clandestino di questa città è proprio lui. In vero non ha molto brillato nemmeno l'opposizione, la domenica in cui si è svolta la manifestazione di solidarietà non ho visto nessun consigliere comunale nel corteo. Né ho sentito alcuno che abbia dato al problema sollevato dagli occupanti la gru il giusto spessore politico, vale dire: la necessità di contrastare e cambiare le leggi che impediscono a chi lavora di essere regolarizzato. Anzi la legge li accusa di un reato: la clandestinità che del Diritto è una aberrazione.
Infatti dichiarare una persona clandestina equivale a negare la sua esistenza. I nostri rappresentanti in consiglio hanno seguito quello che mi è sembrato essere l'atteggiamento complessivo della cittadinanza, che va dalla aperta opposizione alla protesta; un'opposizione condita di luoghi comuni verso gli stranieri e soprattutto di insulti e di disprezzo.
Quell'opposizione che trova nei leghisti i loro campioni e i loro ispiratori. La maggior parte dei cittadini ha vissuto la storia con una sorta di indifferenza rassegnata, come se tutti gli stranieri che vivono nella nostra città, e sono tanti, fossero di un altro pianeta. Ecco, i consiglieri di opposizione mi pare si siano accodati a questo opaco e ottuso sentire, fatto di paure e di discriminazioni. Mi sembra che abbia avuto più importanza il timore di perdere consensi più che battersi contro un'ingiustizia.Eppure nella nostra città ci sono ancora cittadini che hanno testa e cuore - da non confondere con gli estremisti anarcoidi che pure ci sono stati in tutta la vicenda - e che vorrebbero che si capisse finalmente che il nostro futuro, quello dei nostri figli sopratutto, è inevitabilmente segnato dalla presenza di cittadini di altre etnie e di altre religioni ed è con loro che vanno realizzate le nuove modalità di un convivere civile e rispettoso. La classe politica che si suole definire classe dirigente e che vuol essere alternativa al leghismo, dovrebbe guidare il cambiamento, fornire ai cittadini le idee forti, la necessaria base culturale a comprendere il difficile presente, è il loro compito, altrimenti facciano qualcos'altro.
Si diceva della legalità, usata continuamente dalla Narcisa che occupa le stanze della prefettura, la quale non ha fatto altro che specchiarsi nella faccia beffarda del suo padrone di Roma. Evidentemente con tutti i suoi nomi, ha qualche problema a identificarsi con se stessa.
E così la legalità, il rispetto delle leggi è diventato il tema dominante di tutti quelli che si sono occupati della vicenda. In un Paese dove l'illegalità è pane quotidiano, cominciando dal capo del governo, alla sua cricca, dalla malavita organizzata agli evasori fiscali e via elencando, improvvisamente si è fatto credere (ai grulli che ci credono) che quei quattro poveracci sulla gru fossere gli unici illegali in un paese di onesti e probi cittadini! Ci sarebbe da piangere.
Questa vicenda non era una questione di ordine pubblico e di trasgressione della legge, così hanno voluto che diventasse il sindaco e la sua maggioranza. Essi hann fatto di tutto per circoscrivere la vicenda entro il perimetro dell'ordine pubblico da trattare con la forza, mentre è un problema politico come giustamente l'ha affrontato padre Toffari. Il bravo padre s'e ricordato dell'ammonimento di Pascal secondo il quale la forza della legge deve servire la giustizia, perché la forza senza giustizia è tirannica. In questa vicenda si è usata la legge del più forte per calpestare la giustizia, negando ai più deboli i loro diritti. E' questa la ferita inferta alla città.
domenica 7 novembre 2010
Sempre a proposito dei forestieri che sono tra noi
Vorrei fare solo due o tre citazioni a corollario della questione degli immigrati issati sulla gru del cantiere della metropolitana.
L'art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana recita così: " La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."
Ora chiedere al vice Rolfi di mettere in pratica questo articolo è cosa vana e tempo perso, ma, il signor sindaco, l'avv. Adriano Paroli, squisita persona dai modi garbati, questo articolo non lo ignora, eppure le sue dichiarazioni pubbliche su questa vicenda sono delle improvvide dichiarazioni di guerra contro gli immigrati e per il ruolo che ricopre è una gravissima colpa e un segno di mancanza di equilibrio civico.
Nel consiglio comunale e nella Giunta siedono persone che fanno vanto della loro appartenenza alla tradizione cattolica bresciana; e pur non frequentando le pubbliche manifestazioni di giubilo di questa maggioranza, mi immagino molti di loro molto ossequienti alle autorità religiose di Brescia. Ebbene mi permetto di ricordare loro che il Forestiero, nell'antico e nel nuovo Testamento ha un posto molto particolare e molte citazioni, ne ricordo solo alcune:
" Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto" (Es. 22,20) "Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio." (Lv. 19,33) Questo versetto del Levitico che risale secondo gli esegeti al IV-V sec. a.C. sembra scritto per noi oggi. Purtroppo la cultura dominante oggi nella nostra città fa del forestiero il nemico da combattere, da allontanare, da discriminare. Le pubbliche autorità fanno di tutto per impedire al forestiero di sentirsi a casa propria. Eppure molti bresciani in tempi per nostra fortuna passati sono stati forestieri in paesi stranieri.
Non voglio farla troppo lunga: credo che la tradizione cristiana della nostra città non possa più tollerare come vengono trattati i forestieri. E' un tradimento delle nostre radici e della nostra storia.
L'art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana recita così: " La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."
Ora chiedere al vice Rolfi di mettere in pratica questo articolo è cosa vana e tempo perso, ma, il signor sindaco, l'avv. Adriano Paroli, squisita persona dai modi garbati, questo articolo non lo ignora, eppure le sue dichiarazioni pubbliche su questa vicenda sono delle improvvide dichiarazioni di guerra contro gli immigrati e per il ruolo che ricopre è una gravissima colpa e un segno di mancanza di equilibrio civico.
Nel consiglio comunale e nella Giunta siedono persone che fanno vanto della loro appartenenza alla tradizione cattolica bresciana; e pur non frequentando le pubbliche manifestazioni di giubilo di questa maggioranza, mi immagino molti di loro molto ossequienti alle autorità religiose di Brescia. Ebbene mi permetto di ricordare loro che il Forestiero, nell'antico e nel nuovo Testamento ha un posto molto particolare e molte citazioni, ne ricordo solo alcune:
" Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto" (Es. 22,20) "Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio." (Lv. 19,33) Questo versetto del Levitico che risale secondo gli esegeti al IV-V sec. a.C. sembra scritto per noi oggi. Purtroppo la cultura dominante oggi nella nostra città fa del forestiero il nemico da combattere, da allontanare, da discriminare. Le pubbliche autorità fanno di tutto per impedire al forestiero di sentirsi a casa propria. Eppure molti bresciani in tempi per nostra fortuna passati sono stati forestieri in paesi stranieri.
Non voglio farla troppo lunga: credo che la tradizione cristiana della nostra città non possa più tollerare come vengono trattati i forestieri. E' un tradimento delle nostre radici e della nostra storia.
Solidarietà agli immigrati
Ieri pomeriggio ho partecipato al corteo nelle vie cittadine per manifestare a favore degli immigrati issati da una settimana sulla gru di piazzale Battisti. L'ho fatto per una testimonianza, una delle tante, silenziosa e composta, per far capire loro che in questa città non sono soli. Cosa chiedono questi disperati? Un permesso di soggiorno.
Il permesso di vivere e lavorare qui da noi. Mi pare incredibile che la nostra città resti insensibile a questa richiesta che io ritengo giusta perché garantita dall'art. 2 della nostra Costituzione. Per questa ragione mi sono molto stupito che nessuno dei consiglieri comunali dell'opposizione ( di mia conoscenza) abbia sentito il dovere di essere presente alla manifestazione. E' evidente che il problema degli immigrati non si presta a facili entusiasmi e soprattutto schierandosi dalla loro parte non si acquistano molti consensi. Tuttavia è proprio in questi frangenti quando i "diritti inviolabili dell'uomo" sono brutalmente calpestati ed irrisi che si capisce di che stoffa sono fatti coloro che vogliono essere alternativi alla giunta Paroli-Rolfi. Quando la politica si piega alla convenienza elettorale ha tradito la sua ragion d'essere. Mi dispiace che anche nella mia città prevalga questo costume e siano rimasti solo pochi valorosi sacerdoti a darci lezioni di civismo e di solidarietà.
Il permesso di vivere e lavorare qui da noi. Mi pare incredibile che la nostra città resti insensibile a questa richiesta che io ritengo giusta perché garantita dall'art. 2 della nostra Costituzione. Per questa ragione mi sono molto stupito che nessuno dei consiglieri comunali dell'opposizione ( di mia conoscenza) abbia sentito il dovere di essere presente alla manifestazione. E' evidente che il problema degli immigrati non si presta a facili entusiasmi e soprattutto schierandosi dalla loro parte non si acquistano molti consensi. Tuttavia è proprio in questi frangenti quando i "diritti inviolabili dell'uomo" sono brutalmente calpestati ed irrisi che si capisce di che stoffa sono fatti coloro che vogliono essere alternativi alla giunta Paroli-Rolfi. Quando la politica si piega alla convenienza elettorale ha tradito la sua ragion d'essere. Mi dispiace che anche nella mia città prevalga questo costume e siano rimasti solo pochi valorosi sacerdoti a darci lezioni di civismo e di solidarietà.
Iscriviti a:
Post (Atom)