E così dopo il meeting di Rimini dov'è passata in passerella tutta la destra nazionale: dai ministri ai banchieri ai finanzieri agli industriali, insomma tutto il popolo che conta, quello ricco e potente, quello che piace tanto alla lobby ciellina, benedetti e coccolati tutti dal cardinale patriarca, ebbene dopo Rimini la festa non poteva che concludersi con il meeting di Roma: attori principali Gheddafi e il suo amico Berlusconi. Roba da voltastomaco. La nostra Italia ridotta a palcoscenico per due giullari da avanspettacolo. Alla presenza naturalmente di ministri portaborse e tirapiedi vari.
L'area cattolica del PdL sembra che si sia un pochino scocciata, infatti il ringhioso mastino berlusconiano Maurizio Lupi, custode dell'ortodossia, che dispensa patenti di eresia a tutti quelli che criticano Berlusconi (vedi la rivista "comunista" Famiglia Cristiana), oggi ha scritto una letterina al giornale "La Stampa" nella quale senza mai nominare il suo padrone Berlusconi, dichiara che non gli sembra opportuno offrire ancora il palcoscenico a Gheddafi per le sue sparate perché "il contesto di relativismo"che le accoglie ne stravolge il senso. Capito bene? Il meschino si preoccupa del relativismo e non già delle pagliacciate che umiliano una nazione come l'Italia e indegne di un capo di governo. Altro che relativismo. Questi ciellini sono accecati dal potere, hanno perso ogni senso del pudore e della misura.