Grazie alla paziente mediazione e al cuore generoso di padre Toffari, Rashid, Sajab, Jimi e Arun sono scesi dalla gru e posto fine a una lunga e dolorosa protesta che ha messo a nudo il vero problema politico che è all'origine della protesta e che troppi fingono di non conoscere. Ci sono molti lavoratori stranieri, presenti in Italia da qualche anno, che lavorano regolarmente e la legge nega loro il permesso di soggiorno. Avvantaggiando così il lavoro nero. Mentre i datori di lavoro che vorrebbero regolarizzarli non lo possono fare perchè una sciagurata legge leghista li considera clandestini e quindi da espellere. Questo è il problema politico che ha fatto nascere la protesta, che a molti è sembrata esagerata, illegale (si è fatto un gran parlare di legalità in questi giorni) ma, dal loro punto di vista, disperati come sono, è stata ritenuta legittima ed io l'ho condivisa e con me molti bresciani.
Ma torniamo a padre Toffari. Egli è stato il vero sindaco della città in tutta questa vicenda. Egli ha saputo interpretare al meglio il motto scolpito sul palazzo della Loggia a ricordo della storia e delle tradizioni della città: "Brixia Fidelis Fidei e Iustitiae... "Fedele nella Fede e nella Giustizia.
Non così Paroli che ancora ieri ha parlato di "profonda ferita nei confronti della città". Egli è stato del tutto incapace di una parola distensiva e di comprensione per quei poveracci sulla gru, non ha fatto altro che lanciare proclami di guerra e poi eclissarsi. Il vero clandestino di questa città è proprio lui. In vero non ha molto brillato nemmeno l'opposizione, la domenica in cui si è svolta la manifestazione di solidarietà non ho visto nessun consigliere comunale nel corteo. Né ho sentito alcuno che abbia dato al problema sollevato dagli occupanti la gru il giusto spessore politico, vale dire: la necessità di contrastare e cambiare le leggi che impediscono a chi lavora di essere regolarizzato. Anzi la legge li accusa di un reato: la clandestinità che del Diritto è una aberrazione.
Infatti dichiarare una persona clandestina equivale a negare la sua esistenza. I nostri rappresentanti in consiglio hanno seguito quello che mi è sembrato essere l'atteggiamento complessivo della cittadinanza, che va dalla aperta opposizione alla protesta; un'opposizione condita di luoghi comuni verso gli stranieri e soprattutto di insulti e di disprezzo.
Quell'opposizione che trova nei leghisti i loro campioni e i loro ispiratori. La maggior parte dei cittadini ha vissuto la storia con una sorta di indifferenza rassegnata, come se tutti gli stranieri che vivono nella nostra città, e sono tanti, fossero di un altro pianeta. Ecco, i consiglieri di opposizione mi pare si siano accodati a questo opaco e ottuso sentire, fatto di paure e di discriminazioni. Mi sembra che abbia avuto più importanza il timore di perdere consensi più che battersi contro un'ingiustizia.Eppure nella nostra città ci sono ancora cittadini che hanno testa e cuore - da non confondere con gli estremisti anarcoidi che pure ci sono stati in tutta la vicenda - e che vorrebbero che si capisse finalmente che il nostro futuro, quello dei nostri figli sopratutto, è inevitabilmente segnato dalla presenza di cittadini di altre etnie e di altre religioni ed è con loro che vanno realizzate le nuove modalità di un convivere civile e rispettoso. La classe politica che si suole definire classe dirigente e che vuol essere alternativa al leghismo, dovrebbe guidare il cambiamento, fornire ai cittadini le idee forti, la necessaria base culturale a comprendere il difficile presente, è il loro compito, altrimenti facciano qualcos'altro.
Si diceva della legalità, usata continuamente dalla Narcisa che occupa le stanze della prefettura, la quale non ha fatto altro che specchiarsi nella faccia beffarda del suo padrone di Roma. Evidentemente con tutti i suoi nomi, ha qualche problema a identificarsi con se stessa.
E così la legalità, il rispetto delle leggi è diventato il tema dominante di tutti quelli che si sono occupati della vicenda. In un Paese dove l'illegalità è pane quotidiano, cominciando dal capo del governo, alla sua cricca, dalla malavita organizzata agli evasori fiscali e via elencando, improvvisamente si è fatto credere (ai grulli che ci credono) che quei quattro poveracci sulla gru fossere gli unici illegali in un paese di onesti e probi cittadini! Ci sarebbe da piangere.
Questa vicenda non era una questione di ordine pubblico e di trasgressione della legge, così hanno voluto che diventasse il sindaco e la sua maggioranza. Essi hann fatto di tutto per circoscrivere la vicenda entro il perimetro dell'ordine pubblico da trattare con la forza, mentre è un problema politico come giustamente l'ha affrontato padre Toffari. Il bravo padre s'e ricordato dell'ammonimento di Pascal secondo il quale la forza della legge deve servire la giustizia, perché la forza senza giustizia è tirannica. In questa vicenda si è usata la legge del più forte per calpestare la giustizia, negando ai più deboli i loro diritti. E' questa la ferita inferta alla città.