Rosy Bindi è
parlamentare almeno dal ’92, iniziò nella Democrazia Cristiana, quand’era segretario
Martinazzoli. Allora faceva parte di quella schiera di “rottamatori” che
predicava per i parlamentari una durata al massimo di due legislature. ( Le sue
però dovevano durare ciascuna dieci anni).
Ora è presidente
del PD e capo corrente dei “democratici davvero”. Il suo ruolo nella veste di
presidente mi pare molto inappropriato, nel senso che lei esprime, quasi sempre,
posizioni politiche più estreme rispetto a quelle del segretario Bersani. Anche
stavolta, in occasione della riforma del mercato del lavoro si è schierata
apertamente contro il governo Monti minacciando addirittura che il voto del PD
non è scontato. Dando quindi man forte alla componente pro-Fiom presente nel
PD. Ora nella sua veste di Presidente dovrebbe, a parer mio, tenere un profilo
più basso favorendo la composizione unitaria del partito e non scavalcare a
sinistra il segretario, il quale ha già parecchie difficoltà con l’ala estremista di provenienza sindacale. Non si capisce per quale ragione
voglia sempre essere più a sinistra di tutti. Forse per far dimenticare il suo
passato di democristiana? Sarebbe abbastanza stupido, perché dopo il ventennio
berlusconiano, essere stati democristiani io lo considero un onore. Forse
perché le riforme di Monti, quando lei è stata al governo con Prodi e con gli
altri partiti delle coalizioni di sinistra, né lei né gli altri, hanno avuto il
coraggio di farle ed ora vuole impedire che altri riescano dove la sinistra non
è mai riuscita? Credo invero che sia malata di protagonismo, la qual cosa la rende
un poco provocatoria, poco lucida e qualche volta insopportabile. Aveva ragione
quando predicava il rinnovamento: due legislature bastano e avanzano.