Nel salutare Benedetto XVI, che stamattina ha officiato la sua ultima udienza pubblica in S.Pietro, essendo anche in coincidenza con l'elezione del nuovo Parlamento italiano, di quest'Italia che stamattina il Papa ha ricordato con affetto, mi piace salutarlo ricordando un brano del discorso da lui tenuto al Bundestag della Germania giovedì 22 settembre del 2011.
"Mi si consenta di cominciare le mie riflessioni sui fondamenti del
diritto con una piccola narrazione tratta dalla Sacra Scrittura. Nel Primo
Libro dei Re si racconta che al giovane re Salomone, in occasione della sua
intronizzazione, Dio concesse di avanzare una richiesta. Che cosa chiederà il
giovane sovrano in questo momento? Successo, ricchezza, una lunga vita,
l’eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece:
“Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9). Con questo
racconto la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere
importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo
lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto
materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le
condizioni di fondo per la pace. Naturalmente un politico cercherà il successo
senza il quale non potrebbe mai avere la possibilità dell’azione politica
effettiva. Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla
volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto. Il successo può
essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del
diritto, alla distruzione della giustizia. “Togli il diritto – e allora che
cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” ha sentenziato una
volta sant’Agostino"