Le Storie della Bibbia

LE STORIE DELLA BIBBIA

domenica 10 giugno 2012

La contraddizione del PD

E' da un po' di tempo che mi astengo dallo scrivere su questo mio blog, letto da nessuno immagino, che io scrivo innanzitutto per chiarire a me stesso le idee confuse e caotiche che circolano in Italia.

Una delle contraddizioni nelle quali si dibatte il PD riguarda i rapporti con Di Pietro, mi domando come si possa continuare ad immaginare una possibile alleanza con lui per le politiche del 2013, quando si assiste ogni giorno ad una sistematica polemica diffamatoria sia verso il segretario Bersani che verso il governo Monti sostenuto con convinzione dalla maggioranza del PD.
Credo che Bersani e la maggioranza che lo sostiene, debbano scegliere con chiarezza la definitiva rottura con Di Pietro, indipendentemente dal sistema elettorale col quale si voterà l'anno prossimo. La politica riformatrice del PD e la sua vocazione ad essere il perno di una futura alleanza di governo per la rinascita dell'Italia, è assolutamente incompatibile con la demagogia, la diffamazione e la supponenza populista del padroncino dell'IDV.

Le torri di S.Polo

Mi è stato chiesto dal responsabile del PD della circoscrione est, nella mia veste di ex assessore all'Edilizia economica-popolare negli anni 80-90, uno scritto sulle torri di S.Polo, una delle quali minacciata di abbatimento dall'attuale giunta di Brescia. Ecco di seguito lo scritto che sarà pubblicato nel corso di questo mese di giugno in un dossier sul problema della casa a Brescia.

"Le torri di S.Polo furono costruite nel decennio ‘80-‘90, quasi tutto il quartiere fu costruito in quel decennio. L’edilizia economico popolare era infatti concentrata quasi tutta a S.Polo.

 La torre o le due torri che si vorrebbero demolire furono le ultime ad essere costruite, una dall’Aler e l’altra dal Comune, entrambe progettate dal prof. Leonardo  Benevolo. Le due torri furono costruite con criteri d’avanguardia per quel periodo, compresi i sistemi antisismici previsti per edifici di quell’altezza e di quella mole.  Essendo edilizia pubblica finanziata dai fondi dello Stato, gli alloggi di quelle due torri vennero destinati per legge ai cittadini più bisognosi secondo graduatorie compilate in base ai consueti bandi pubblici e con canoni d’affitto molto agevolati.

Non fu possibile scegliere gli inquilini e questo fatto determinò sin da subito un certo tasso di disagio sociale. Ora non conosco lo stato del disagio presente nelle due torri in questione, credo però che non sia con la demolizione che si risolveranno i problemi di disagio e di convivenza nel quartiere di S.Polo. Infatti quando ci si riferisce al disagio sociale bisognerebbe capire di quale disagio si tratta, perché il disagio dovuto alla povertà degli inquilini ovvero il disagio dovuto alla microcriminalità o alla delinquenza organizzata, che ovviamente va perseguita facendo rispettare la legge, rimane tale tuttavia, qualunque sia il posto dove li si trasferisca. Negli ultimi anni si sarà aggiunto anche il disagio dovuto alla convivenza tra cittadini bresciani ed extracomunitari, ma, non può essere questa la ragione per demolire due complessi edilizi di tale importanza. Intendo dire che qualunque siano le cause del disagio sociale vanno combattute per quel che sono. Mentre il degrado edilizio e funzionale degli edifici si risolve di norma con della manutenzione periodica o straordinaria. Probabilmente sia il Comune che l'Aler sono stati carenti nell’affrontare per tempo i problemi di manutenzione. Tuttavia si è sempre in tempo per rimediare a ciò che non si è fatto per l’addietro.

Infatti demolire invece che fare le opportune manutenzioni o modificare la funzionalità dell’edificio, mi sembra una scelta molto sbrigativa; oltretutto la demolizione  cambierebbe radicalmente l'impianto urbanistico del quartiere. Il timore è che, col pretesto del disagio, si voglia cancellare un’esperienza urbanistica di grande rilievo, una delle poche pianificazioni realizzate in Italia dagli enti locali. Il quartiere di S.Polo infatti  è stato ed è un importante esempio di pianificazione urbanistica realizzata dal Comune, uno dei pochi nella storia urbanistica dell'Italia repubblicana. Occorre ricordare che tutto l’impianto urbanistico di S.Polo è opera del prof. Leonardo Benevolo, urbanista di fama internazionale, il quale dedicò a questa iniziativa pubblica la sua indiscussa competenza tecnica e politica.

E' ben vero che l’iniziativa suscitò, già durante la sua realizzazione, la critica da parte degli interessi economici che la scelta del Comune colpiva vigorosamente: la rendita fondiaria e la speculazione edilizia, tanto per dire degli aspetti politici più significativi dell’iniziativa.  D’altra parte la scelta comunale ebbe sempre il consenso di  una larga maggioranza del Consiglio comunale e dei numerosi cittadini che vennero qui ad abitare, trovando, specie le classi popolari della città, la possibilità di avere una casa in proprietà a prezzi accessibili ovvero appartamenti in affitto a prezzi contenuti.

E’ anche vero che nemmeno S.Polo è senza qualche difetto  o qualche carenza, come succede in ogni intrapresa di grande rilevanza. La cosa accade o è accaduta anche in altri quartieri della città.   Ma le anomalie o le carenze di S.Polo non sono le torri in questione, che insieme con le altre, sono il segno caratteristico dell'impianto urbanistico del quartiere. La loro demolizione, oltre che uno spreco di denaro, mi sembra piuttosto la riesumazione, a distanza di anni, di quel vecchio pregiudizio ideologico antisanpolo che riteneva la pianificazione urbanistica di allora il frutto pericoloso della collaborazione fra la DC, che guidava la maggioranza in Loggia  e il PCI, principale partito di opposizione. Questa idea di cancellare i segni edilizi del passato, pensando di cancellare con essi anche la storia passata, è stata fatta propria dall’attuale maggioranza in Loggia, sia nei discorsi che  in alcuni fatti demolitori.

Ritengo invece che conservare la memoria di questa pianificazione urbanistica sia molto importante; qualunque amministrazione dovrebbe farsi carico di non dimenticare né tantomeno cancellare dalla storia della città le realizzazioni più significative di precedenti generazioni di amministratori. La storia di una città, di una comunità, non si conserva demolendo il passato, ma valorizzando quanto di buono e di bello si è potuto fare utilizzando al meglio le risorse pubbliche.

Il che, coi tempi che corrono, non sarebbe opera vana e forse utile anche a far comprendere ai cittadini il significato di una politica al servizio della città.

 Chi visita oggi il quartiere di S.Polo, con i suoi parchi, i suoi impianti sportivi, le sue piste ciclabili e pedonali, le sue case, i suoi edifici scolastici, le sue chiese e le sue torri non può non convincersi che è così che deve restare il quartiere. C’è semmai una diversa sensibilità culturale che va risvegliata e coltivata, perché S.Polo è stato pensato come un modo di vivere non banale, per una popolazione non del tutto omogenea, non un quartiere esclusivo, piuttosto un insediamento di edilizia popolare in un contesto di servizi e spazi pubblici di elevata qualità. Per una comunità nuova  che doveva ancora costituirsi. E così è stato.

 Questa furia demolitrice, non mi sembra appartenere alla tradizione della nostra città, c’è solo da augurarsi che le ristrettezze finanziarie in cui si trovano oggi le amministrazioni comunali facciano premio sulle ristrettezze culturali degli attuali protagonisti della vita pubblica comunale."

Egidio Papetti