"Le torri di S.Polo furono costruite
nel decennio ‘80-‘90, quasi tutto il quartiere fu costruito in quel decennio.
L’edilizia economico popolare era infatti concentrata quasi tutta a S.Polo.
Non fu possibile scegliere gli
inquilini e questo fatto determinò sin da subito un certo tasso di disagio
sociale. Ora non conosco lo stato del disagio presente nelle due torri in
questione, credo però che non sia con la demolizione che si risolveranno i
problemi di disagio e di convivenza nel quartiere di S.Polo. Infatti quando ci
si riferisce al disagio sociale bisognerebbe capire di quale disagio si tratta,
perché il disagio dovuto alla povertà degli inquilini ovvero il disagio dovuto
alla microcriminalità o alla delinquenza organizzata, che ovviamente va
perseguita facendo rispettare la legge, rimane tale tuttavia, qualunque sia il
posto dove li si trasferisca. Negli ultimi anni si sarà aggiunto anche il disagio
dovuto alla convivenza tra cittadini bresciani ed extracomunitari, ma, non può
essere questa la ragione per demolire due complessi edilizi di tale importanza.
Intendo dire che qualunque siano le cause del disagio sociale vanno combattute
per quel che sono. Mentre il degrado edilizio e funzionale degli edifici si
risolve di norma con della manutenzione periodica o straordinaria.
Probabilmente sia il Comune che l'Aler sono stati carenti nell’affrontare per
tempo i problemi di manutenzione. Tuttavia si è sempre in tempo per rimediare a
ciò che non si è fatto per l’addietro.
Infatti demolire invece che fare
le opportune manutenzioni o modificare la funzionalità dell’edificio, mi sembra
una scelta molto sbrigativa; oltretutto la demolizione cambierebbe radicalmente l'impianto
urbanistico del quartiere. Il timore è che, col pretesto del disagio, si voglia
cancellare un’esperienza urbanistica di grande rilievo, una delle poche pianificazioni
realizzate in Italia dagli enti locali. Il quartiere di S.Polo infatti è stato ed è un importante esempio di
pianificazione urbanistica realizzata dal Comune, uno dei pochi nella storia
urbanistica dell'Italia repubblicana. Occorre ricordare che tutto l’impianto
urbanistico di S.Polo è opera del prof. Leonardo Benevolo, urbanista di fama
internazionale, il quale dedicò a questa iniziativa pubblica la sua indiscussa
competenza tecnica e politica.
E' ben vero che l’iniziativa suscitò,
già durante la sua realizzazione, la critica da parte degli interessi economici
che la scelta del Comune colpiva vigorosamente: la rendita fondiaria e la
speculazione edilizia, tanto per dire degli aspetti politici più significativi
dell’iniziativa. D’altra parte la scelta
comunale ebbe sempre il consenso di una larga
maggioranza del Consiglio comunale e dei numerosi cittadini che vennero qui ad abitare,
trovando, specie le classi popolari della città, la possibilità di avere una
casa in proprietà a prezzi accessibili ovvero appartamenti in affitto a prezzi
contenuti.
E’ anche vero che nemmeno S.Polo è
senza qualche difetto o qualche carenza,
come succede in ogni intrapresa di grande rilevanza. La cosa accade o è accaduta
anche in altri quartieri della città. Ma le anomalie o le carenze di S.Polo non sono
le torri in questione, che insieme con le altre, sono il segno caratteristico
dell'impianto urbanistico del quartiere. La loro demolizione, oltre che uno
spreco di denaro, mi sembra piuttosto la riesumazione, a distanza di anni, di quel
vecchio pregiudizio ideologico antisanpolo che riteneva la pianificazione
urbanistica di allora il frutto pericoloso della collaborazione fra la DC, che
guidava la maggioranza in Loggia e il
PCI, principale partito di opposizione. Questa idea di cancellare i segni
edilizi del passato, pensando di cancellare con essi anche la storia passata, è
stata fatta propria dall’attuale maggioranza in Loggia, sia nei discorsi
che in alcuni fatti demolitori.
Ritengo invece che conservare la
memoria di questa pianificazione urbanistica sia molto importante; qualunque
amministrazione dovrebbe farsi carico di non dimenticare né tantomeno cancellare
dalla storia della città le realizzazioni più significative di precedenti
generazioni di amministratori. La storia di una città, di una comunità, non si
conserva demolendo il passato, ma valorizzando quanto di buono e di bello si è
potuto fare utilizzando al meglio le risorse pubbliche.
Il che, coi tempi che corrono,
non sarebbe opera vana e forse utile anche a far comprendere ai cittadini il
significato di una politica al servizio della città.
Chi visita oggi il quartiere di S.Polo, con i
suoi parchi, i suoi impianti sportivi, le sue piste ciclabili e pedonali, le
sue case, i suoi edifici scolastici, le sue chiese e le sue torri non può non convincersi
che è così che deve restare il quartiere. C’è semmai una diversa sensibilità
culturale che va risvegliata e coltivata, perché S.Polo è stato pensato come un
modo di vivere non banale, per una popolazione non del tutto omogenea, non un
quartiere esclusivo, piuttosto un insediamento di edilizia popolare in un
contesto di servizi e spazi pubblici di elevata qualità. Per una comunità nuova
che doveva ancora costituirsi. E così è
stato.
Questa furia demolitrice, non mi sembra
appartenere alla tradizione della nostra città, c’è solo da augurarsi che le
ristrettezze finanziarie in cui si trovano oggi le amministrazioni comunali
facciano premio sulle ristrettezze culturali degli attuali protagonisti della
vita pubblica comunale."
Egidio Papetti
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