Nel salutare Benedetto XVI, che stamattina ha officiato la sua ultima udienza pubblica in S.Pietro, essendo anche in coincidenza con l'elezione del nuovo Parlamento italiano, di quest'Italia che stamattina il Papa ha ricordato con affetto, mi piace salutarlo ricordando un brano del discorso da lui tenuto al Bundestag della Germania giovedì 22 settembre del 2011.
"Mi si consenta di cominciare le mie riflessioni sui fondamenti del
diritto con una piccola narrazione tratta dalla Sacra Scrittura. Nel Primo
Libro dei Re si racconta che al giovane re Salomone, in occasione della sua
intronizzazione, Dio concesse di avanzare una richiesta. Che cosa chiederà il
giovane sovrano in questo momento? Successo, ricchezza, una lunga vita,
l’eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece:
“Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9). Con questo
racconto la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere
importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo
lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto
materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le
condizioni di fondo per la pace. Naturalmente un politico cercherà il successo
senza il quale non potrebbe mai avere la possibilità dell’azione politica
effettiva. Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla
volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto. Il successo può
essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del
diritto, alla distruzione della giustizia. “Togli il diritto – e allora che
cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” ha sentenziato una
volta sant’Agostino"
Dall'agosto 2021 saranno pubblicati solo traduzioni della Bibbia ebraica. Per selezionare le altre storie cliccare nell'archivio blog oppure a fondo pagina su Blog più vecchi o più recenti
mercoledì 27 febbraio 2013
lunedì 25 febbraio 2013
Fine di una illusione
Diciamo le cose come stanno: quella che si prevedeva con orgogliosa sicurezza una vittoria della coalizione Bersani, è in verità una sconfitta senza speranza. Quel che sta accadendo nello spoglio delle schede elettorali è la conseguenza della battaglia che l'apparato del PD ha condotto contro Matteo Renzi, cioé: il mancato rinnovamento del partito e della sua classe dirigente. Le primarie per la scelta dei candidati, evidentemente, non sono bastate per cancellare l'immagine di un partito chiuso e vecchio. I voti persi dal Pd sono stati raccolti dal Movimento cinque stelle, vero vincitore di queste elezioni. Non si sa nemmeno se Bersani riuscirà a formare un governo e se si sentirà di assumere questa responsabilità. La crisi del PD si è riaperta.
venerdì 22 febbraio 2013
Fine della campagna elettorale
Finalmente questa sgangherata e insulsa campagna elettorale si è conclusa, stasera gli ultimi comizi e poi domenica e lunedì si vota. Non ho mai assistito ad una campagna elettorale così: piena di insulti, di menzogne, di millanterie, che ha dato una immagine degli italiani tanto dilaniati e divisi da indurmi al peggior pessimismo circa il nostro futuro.
Le previsioni danno il PD vincente alla Camera, incerto il risultato al Senato, e incerto il risultato alla Regione Lombardia. Le due ultime incertezze mi hanno convinto che bisogna serrare le fila e votare PD senza tentennamenti.
Coloro che hanno a cuore le sorti democratiche dell'Italia, il suo avvenire economico e vogliono impedire l'inarrestabile declino verso il quale ci siamo avviati, devono mettere da parte pregiudizi e riserve varie - nessun partito avrà mai tutti i crismi della nostra simpatia - e votare per la coalizione guidata da Bersani, l'unica che può vincere questa competizione. Se non ce la fa Bersani, sarà il caos.
La novità del "Movimento cinque Stelle"
Le
previsioni danno in grande ascesa il “Movimento cinque Stelle”, credo anch’io
che avranno un grande successo elettorale. Le ragioni del loro successo a mio
parere sono le seguenti:
1)
La Legge
elettorale vigente, una vera canagliata contro la democrazia, criticata da
tutti i partiti, i quali però non l’hanno mai voluta cambiare veramente.
2)
La chiusura
oligarchica dei partiti politici e dei sindacati i cui gruppi dirigenti si sono
trasformati nel corso degli anni in una specie di burocrazia inefficiente e
inamovibile, la cosiddetta casta. Sola eccezione recente il PD, grazie alla
sfida di Matteo Renzi.
3)
I costi
della politica, che comprendono stipendi, vitalizi, spese elettorali ecc. i
quali hanno raggiunto livelli intollerabili per ogni onesto cittadino.
4)
La politica
intesa come occasione per arricchirsi personalmente, abbandonando l’idea alta
della politica intesa come servizio all' interesse generale e ai propri cittadini
elettori. Da qui corruzione e ruberie varie.
5)
Infine la
crisi economica che colpisce duramente le classi più deboli della società
italiana ed è in larga parte conseguenza dei mali sopra elencati, cioè di quel
male che va sotto il nome di “berlusconismo” che ha afflitto le classi
dirigenti italiane nell’ultimo ventennio, sia i gruppi dirigenti politici di
tutti gli schieramenti, sia i gruppi dirigenti di imprese pubbliche e private.
E’ difficile
definire secondo gli schemi correnti di destra centro e sinistra, chi siano gli
elettori che daranno il loro voto al Movimento cinque stelle, né è facile
catalogare i parlamentari che quegli elettori eleggeranno nel nuovo Parlamento.
Tenderei a distinguere Grillo dagli eletti al Parlamento, non mi sento di
considerarli alla stregua di un gregge al servizio del pastore Grillo. Di una
cosa però sono certo, tutti costoro una
cosa avranno in comune, il giudizio estremamente negativo della classe politica
che da vent’anni siede in Parlamento. Il loro obiettivo è cacciarli tutti.
Tanto che sarà assai difficile dialogare con loro, come auspicano certi
dirigenti del PD. Forse qualcuno dei nuovi, di coloro che non hanno mai avuto
responsabilità nel passato potranno legittimamente farlo. Non certo il vecchio
gruppo dirigente, che ancora oggi, benché fuori dal Parlamento, pensa ancora di
essere il Re Sole e che tutto ruoti intorno a sé. “Dialogheremo con tutti” ha
detto D’Alema alla giornalista Berlinguer, ancora non si rende conto che saranno
gli altri a non voler dialogare con lui.
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