L’apertura di Stefano Fassina ai 5 Stelle, sia per l’elezione del sindaco di Roma sia per altre realtà locali, ha creato già il primo vespaio nella nuova coalizione molto di sinistra che è nata sabato 7 novembre. L’avevamo, scusate la civetteria, già previsto.
All’origine di questa scelta vi sono molte ragioni. Soprattutto quella di fare un danno al Pd di Matteo Renzi. Ogni buon scissionista proclama la sua buona volontà di unire e di fare gli interessi del popolo a nome del quale si separa. In realtà per lungo tempo agisce a dispetto.
Tuttavia nel caso di Fassina vorrei introdurre, aprendo una piccola serie di ritratti di personaggi di questa fase della storia repubblicana, un elemento di valutazione più urticante, sicuramente più severo, ma che a me pare più vicino al vero.
UNA VITA INTELLETTUALE CONTRADDITTORIA. Fassina appare, e credo che sia, un uomo mite. Ha un curriculum di studi molto interessante, ha cambiato spesso posizione nella sinistra talvolta collocandosi nel lato più a destra altre volte nel lato più a sinistra (ma questo è accaduto a molti di noi). Ciò che gli ha fatto probabilmente perdere il suo centro di gravità permanente è il fatto di doversi occupare di politica direttamente e personalmente.
Vengo alla mia tesi: Fassina è uno dei politici assurti alla ribalta che non capisce nulla di politica e tanto meno la sa fare.
La sua vita intellettuale è piena di riferimenti contraddittori, di richiami alla storia, ma il suo agitarsi quotidiano è guidato da una confusione totale che ha spiegazione solo nel fatto che non sa dove si trova e, quando lo capisce, gli mancano i “fondamentali” per tirar fuori un’idea che abbia un senso.
La quantità di gaffes, di uscite dal coro senza voler essere anticonformista, di contraddizioni palesi (nemico del governo di solidarietà nazionale con Berlusconi, ma sottosegretario), di irriconoscenza (lo scontro con Bersani ha lo stesso volgare cinismo delle intemerate di Orfini su D’Alema) lo rendono una specie di folletto dannosissimo che rompe tutto ciò che incontra sulla sua strada.
Se ne sono accorti i suoi nuovi compagni di cordata. Soprattutto quelli di Sel che qualcosa negli anni hanno imparato e che con Nichi Vendola e Franco Giordano hanno fatto l’Università nel Pci.
CON QUESTI OPPOSITORI RENZI PUÒ STAR TRANQUILLO. Fassina, e l’altro improbabile personaggio che si aggira nello stesso mondo, il prof D’Attorre, fanno cose di cui non capiscono il senso, come se applicassero un proprio personale manuale delle giovani marmotte che credono sia la riedizione di una lezione marxista di una vecchia scuola di partito.
Come loro è entrato nella politica, non capendoci una mazza, anche Miguel Gotor, il “tanguero”, secondo la definizione di Vincenzo De Luca, che è riuscito con le sue genialità a far perdere a Bersani elezioni già vinte.
Si tratta di persone perbene, di intellettuali profondi, ma che dovrebbero stare lontano dalla politica perché sono re Mida alla rovescia: sfasciano ciò che toccano.
Renzi, come scrivo da tempo, ha tutto da guadagnare se i suoi oppositori sono politicanti della domenica come questi buffi “personaggetti”.
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