Il premier
Monti ha illustrato ieri sera il contenuto della riforma del lavoro che
comprende anche la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ha
detto che la proposta del governo è stata accolta da tutti, seppur con qualche
distinguo, eccetto che dalla Cgil. Cosa del resto ampiamente prevedibile. Ma la
dichiarazione politicamente più importante riguarda una questione che metterà
con le spalle al muro i partiti politici che siedono in Parlamento. Infatti
Monti ha spiegato che non si tratta di un accordo concertato e che non sarà
sottoscritto da nessuna delle rappresentanze sindacali e sociali che hanno
partecipato alle numerose sedute ufficiali e agli altrettanti incontri
riservati, ma sarà presentato al parlamento come proposta del Governo e sarà il
Parlamento a dire l’ultima parola. Il che apre un capitolo decisivo per la
tenuta e per il futuro del Partito Democratico. Qualche spazio di modifica,
specie sull’articolo 18 credo che esista ancora, ma non è uno spazio molto ampio, sicché il PD
dovrà decidere se approvare questa riforma o far cadere il governo. Entrambe le
scelte avranno un costo elettorale. Se approva la riforma si troverà alla sua
sinistra contrari il partito della Fiom-Cgil
al suo interno e fuori l’Idv e la Sel , con i quali sarà difficile immaginare
un futuro politico da alleati. Una scelta dolorosa e coraggiosa che sancirebbe definitivamente la vocazione
riformista del PD e darebbe a Bersani un’investitura da leader nazionale. Ci
riuscirà? Difficile fare pronostici. Se farà cadere il governo, il Pd si
spaccherà, l’Italia sarà probabilmente in balia di forze demagogiche e di movimenti incontrollabili, si andrà alle
elezioni e il PD perderà l’ultima occasione storica di affrancarsi dal suo
passato di ex PCI, ex PDS, ex DS e ex PD con buona pace di Rosy Bindi e dei “democratici
davvero”. Davvero siamo di fronte ad un passaggio decisivo della democrazia
italiana. Non sono per niente ottimista.
Intanto cosa
fa la Cgil? Ha proclamato due giornate di sciopero, poi occuperà le fabbriche,
le autostrade, le stazioni, Palazzo Chigi e poi? Farà la rivoluzione? Vedremo
Landini , Di Pietro, Bossi, Grillo i no
Tav e tutta la cialtroneria politica italiana occupare le piazze e mandare in
malora l’Italia? Speriamo che gli italiani non abbiano perso il ben dell’intelletto.