La decisione della Corte che ha bocciato le proposte di referendum sulla legge elettorale detta del Porcellum ( dal suo promotore), ha avuto il merito di mettere in evidenza la personalità (si fa per dire) becera, sgangherata e quindi degna della peggior destra qualunquistica oggi presente in Italia. Intendo alludere alle insinuazioni di Di Pietro contro la Consulta e contro il Presidente Napolitano. Il Quirinale ha già risposto da par suo a questo rodomonte qualunquista camuffato da politico di sinistra. Io mi domando e domando a Bersani quando si deciderà a rompere decisamente e definitivamente con Di Pietro. Ormai di comportamenti di costui, incompatibili con quel che vuol essere il Pd per l'Italia, ne abbiamo visti troppi. Mi basta ricordarne due: la sfiducia al decreto del governo Monti e la critica al Presidente Napolitano. Ora questi non sono due comportamenti qualunque, questi sono dirimenti per una politica seria e riformista. Di Pietro è come la Lega. Reazionario, di destra, qualunquista e pericoloso per la democrazia.
E a proposito della Lega, il Pd prenda atto, anche qui, che in quel partito comanda sempre Bossi. Roberto Maroni così sopravvalutato per i suoi atteggiamenti apparentemente in contrasto con Bossi, altro non è che un povero coniglio e non diventerà mai un vero leader politico, cioè un capo. Del resto è stato, da ministro, l'ispiratore e il propugnatore di una legislazione sull'immigrazione semplicemente xenofoba e razzista, calpestando con disinvolta noncuranza principi fondmentali della nostra millenaria civiltà del diritto. Al solo parlare di cittadinanza italiana a tutti i nati e cresciuti in Italia lui per primo e tutti i suoi seguaci si stracciano le vesti come fosse una mostruosità, mentre è semplicemente un diritto che già tutti noi possediamo per il solo fatto di essere nati qui, senza nessun altro merito.
Per chiudere questa giornata vorrei ricordare a Bersani che oggi il discrimine più chiaro per definire l'identità riformista e democratica del Pd passa dal sostegno incondizionato al governo Monti. Senza lasciarsi fuorviare dai lamenti di nessuna sirena sia che provengano dal Parlamento da qualche corporazione o dal sindacato. Solo chi avrà sostenuto con decisione e senza tentennamenti la politica del governo Monti alla fine avrà titoli e meriti per candidarsi a governare l'Italia del futuro.
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