Questo che segue è un brano tratto da un articolo di Curzio Maltese su repubblica di oggi, con tutta la buona predisposizione verso il governo Letta, è difficile dar torto al giornalista.
Ogni volta che l'antipolitica comincia a mostrare i propri limiti, come accade in questi giorni con la sconfitta di Beppe Grillo alle amministrative, arriva puntuale la solita furbata del ceto politico. Per ricordarci le ragioni che hanno portato un ex comico a prendere il 25 per cento dei voti. La strana maggioranza destra-sinistra si sta impegnando per non cambiare nemmeno il finanziamento pubblico ai partiti.
E questo dopo aver fatto capire agli italiani di non avere alcuna intenzione di cambiare sul serio la porcata della legge elettorale, nonostante l'impegno solenne preso con il Quirinale. Il massimo che farà è di cambiare nome al finanziamento pubblico ai partiti. Come del resto è già avvenuto dopo il referendum che l'avrebbe in teoria abolito da un quarto di secolo.
In un Paese dove la metà degli elettori domenica scorsa non è neppure andata a votare, prendere ancora in giro i cittadini su questi temi è miope e sciocco.
I dettagli sono spiegati altrove, qui conta la sostanza. La sostanza è che con la nuova legge del governo Letta cambia poco, si tratta appena di uno sconto sulla pioggia di danaro versato dall'erario nelle casse dei partiti. E già su quel poco si accapigliano, perché molti, soprattutto a destra, non vorrebbero rinunciare al benché minimo privilegio, con tanti saluti alle promesse elettorali.
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