Stefano Fassina è un dirigente nazionale del PD e si occupa di problemi economici.
Non passa giorno senza che egli, forte del suo incarico, manifesti le sue critiche al governo Monti, alle iniziative e alle proposte del premier o dei suoi ministri, con particolare accanimento
alle posizioni della ministra Elsa Fornero in materia di riforma del mercato del lavoro. La linea politica di Fassina è di solito allineata a quella di Vendola e di Di Pietro: noti oppositori del governo Monti.
Ora nessuno mette in discussione la legittimità che nel Pd ci siano posizioni dialettiche in materia di politica economica, il PD è un grande partito, diviso e dialettico su molti aspetti della politica italiana, eppure il segretario Bersani, nei confronti del governo Monti, pare a me che egli appoggi senza condizioni la politica riformatrice di questo governo. In questo allineato fedelmente alle esortazioni del Presidente Napolitano. E con lui mi pare che sia schierata la maggioranza del PD. Tuttavia questa ambivalenza ai vertici del partito, dalla quale si coglie con chiarezza che una parte dei dirigenti è soprattutto attenta a non urtare la suscettibilità della cgil, non giova ad accrescere il consenso dell’elettorato italiano intorno al PD. Infatti la mia opinione, ovviamente discutibile, è che le forze politiche che avranno appoggiato senza tentennamenti la politica riformatrice del governo Monti, sacrificando anche talune aspettative e chiusure conservatrici del tradizionale elettorato di sinistra, saranno favorite nella competizione elettorale del 2013 e si accrediteranno come capaci di governare l’Italia per i prossimi anni. Diversamente il destino del Pd sarà quello di restare per altri decenni una forza politica, importante, ma, solo di opposizione.
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